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Lettera 23 dicembre 1914
Carissima suor Maria Geltrude, ricevetti molti giorni orsono la sua gentilissima lettera, che l’attendevo ansiosamente, e mi è stata di grande consolazione ed i suoi consigli gli apprendo con piacere e nelle mie tribolazioni mi faccio coraggio e li prendo più con pazienza dietro le sue parole che lei mi disse che il Signore affligge ma non abbandona e sperando sempre in san Giuseppe che mi aiuterà. In quanto a mio marito, come lei sa che soffre di nervi è ancora un uomo giovane e la salute grazia Iddio non gli manca ma lui si affligge molto e sta molto avvilito e non ha testa ferma di stare nei posti; cambia spesso idea. Ora dice che vuole andare fuori di Roma e pensa troppo e quello è che gli fa male alla salute. Mi preghi S. Giuseppe che gli dia forza di lavorare e volontà e la tranquillità, cioè che si stabilisca in un posto e che non pensi altro che al lavoro e non a cose inutili insomma S. Giuseppe lo ispire che stia fermo in in posto che sia per il bene suo e della famiglia.
Riguardo ai miei figli, Ettore, il grande, è stato abile per fare il militare e dovrebbe partire a gennaio, perché è la leva del 95, e di Francesco è rimasto sospeso così. Le carte in dietro non le hanno mandate ed ancora si spera. Anche per questi figli, mi faccia una preghiera: quale dei due sarebbe meglio che facesse il militare, insomma che san Giuseppe benedetto mi mandasse sotto le armi quel figlio che sarebbe meglio privo di disgrazie, perché se Francesco andasse volontario salverebbe sempre il grande, Ettore. Le spedisco, per mezzo di mia sorella Emilia che ha la fortuna di venire da lei, £ 5. Spero che gradirà, benché cosa da poco. Se avrò provvidenza e mio marito si situasse bene e ritornasse da uomo sano, penserei a san Giuseppe benedetto ed un regalo. Sono lieta sapere che la sua salute va meglio. Le auguro che vada sempre meglio. Riceva tanti auguri per le feste natalizie, che parteciperà alla signora madre abbadessa e consorelle, anche da parte della mia famiglia e da me. Con affettuoso saluto e baciandole la mano, mi firmo.
Sua devota amica
Fausta Toti
P.S. Mi perdoni dei fastidi che li reco
Roma li 23/12 Dicembre 1914
Faldone 22B, Archivio del Monastero di San Paolo di Tuscania (AMSPT)
Lettera 10 maggio 1915
Cara suor Maria Geltrude
Roma 10/5 1915
Pochi giorni dopo la S. Pascqua, le scrissi una lettera di ringraziamento di quanto fa per me e per la mia famiglia. In questo momento, ricevo una lettera di mio figlio Ettore, il soldato di stanza a Savona, che parte per le frontiere Udine. Può immaginare il mio stato d’animo: mi sento finita di forze. Mi affretto a scriverle, affinché questo figlio sia salvo. Mi ottenga lei da san Giuseppe che venga un impedimento che questo figlio non parta per le frontiere e resti come scritturale al Ministero della Guerra, perché questa era la probabilità, avendo dato un esame per ciò. Preghi che san Giuseppe ispiri il capitano Giuseppe. Piantelli che lo metta in simile carica e sarebbe salvo. Io l’ho invotito a san Giuseppe benedetto, questo figlio, e prometto di venire in Tuscania appena sarà di ritorno a Roma. Io indebolmente ho pregato ed invocato il suo caro santo san Giuseppe ma ancora il mio desiderio non è stato appagato. Prima di partire le detti la sua santa polvere e la grazia mi sarà concessa della salvezza. La prego, mi dia notizie della sue ispirazioni che saranno un balsamo per me. Lei sola può consolarmi. Ieri mi sono avvicinata ai santissimi. Sagramenti e ho pregato indegnamente. Mi faccia lei una preghiera speciale e lo stesso dico alla cara signora madre abbadessa e consorelle. Spero, anzi, sono certa di conoscerla in questa circostanza che verrò con mio figlio, che san Giuseppe avrà misericordia della mia famiglia e di questo figlio. Salutandola caramente a lei ed alla signora madre abbadessa e consorelle, baciandole la mano, mi firmo. Sua devota,
Fausta Toti
P.S. Via dei (omissis) 182.
Faldone 22B, Archivio del Monastero di San Paolo di Tuscania (AMSPT)
Lettera 11 maggio 1915 – 15 giugno 1915
Gentilissima suor Maria Geltrude, abbiamo ricevuto la sua cartolina e la ringraziamo sentitamente del pensiero che ha per i nostri cari figli e per noi, la qual cosa non sarà mai cancellata dal nostro cuore.
Le faccio conoscere che il figlio Ettore è partito il giorno 11 da Savona per la zona di guerra e già ci ha dato notizie sue da Cividale, cercando di rassicurarci che andrà sul vecchio fronte e forse come scritturale al Comando del Battaglione. Il medesimo confida in Dio ed altrettanto noi.
Io procuro di stare tranquilla, pensando a quello che Ella mi ha detto tante volte e cioè che i nostri cari figli verranno sani e salvi con l’aiuto di Dio. E che la grazia è stata ricevuta ed egli sarà scampato dal pericolo e dai combattimenti.
L’altro figlio Francesco. trovasi sempre a Collecchio e ci ha scritto che vorrebbe concorrere come aspirante ufficiale, conservando l’inabilità. Noi non sappiamo quale consiglio dargli e quindi ci rivolgiamo a Lei per sapere se egli farebbe bene a fare un tal passo.
Desideriamo un suo santo consiglio in proposito ed Ella sarà tanto buona di darcelo.
Noi la ringraziamo della preghiera che fa per noi e siamo certi di stare sotto la protezione divina.
Scusi i tanti fastidi che Le rechiamo e ringraziamo di cuore tanto Lei che la reverenda madre abbadessa e consorelle.
Riceva tanti saluti da Ettore e Francesco, quali non fanno altro che scriverci di rivolgerci a Lei, avendo grande fiducia in Dio, in san Giuseppe e negli altri grandi protettori.
Invochiamo da Lei la santa benedizione per i figli e per noi e baciandole la mano, distintamente la salutiamo, insieme alla reverenda madre abbadessa e consorelle.
(omissis)
Faldone 22B, Archivio del Monastero di San Paolo di Tuscania (AMSPT)
Lettera 16 giugno 1915
Roma, li 16/6/1915
Gentilissima suor Maria Geltrude,
come da Lei è già noto che mio figlio Ettore si trova in guerra in teritorio austriaco ed ho saputo che fin dal 31 Maggio combatte e si trova in mezzo ai cannoni e le schiopp fucilate. Grazia il Signore ed il nostro gran santo protettore san Giuseppe che ricevo spesso sue notizie. Il giorno 5 corrente, mi scrisse una lettera dicendomi che Iddio ed il nostro protettore san Giuseppe lo ha assistito ed ne ha avuto la prova, queste sono le precise sue parole. Grande consolazione ho provato nel sentire dalla sua bocca queste parole ed io e tutti di mia famiglia confidiamo in Dio ed in san Giuseppe che questo mio figlio ritorni sano e salvo. Ho messo subito in pratica i suoi santi consigli e mio marito ed il figlio Francesco ed io ci siamo avvicinati ai Santissimi Sagramenti ed abbiamo promesso al sacro Cuore di Gesù ed a san Giuseppe di cambiare vita, e la salute di questo figlio sarà la salvezza delle anime nostre. In questo mondo sopporterò tutto con pazienza e rassegnazione e le mie pene e di quel figlio le offro spesso al Signore. La prego, quindi, per quelle anime a lei più care, di darmi qualche buona notizia, come lei mi disse che sperava migliori, perché soffro immensamente non avendo da lei notizie riguardo a questo figlio; una righa sua sarebbe a me di grande soglievo. Abbia pietà di una madre che confida nelle sue preghiere. Ho promesso a san Giuseppe di portare questo figlio da lei, a ringraziare questo gran santo e ha portare il voto. Accenda due candele a san Giuseppe benedetto, una per mio figlio e l’altra per mio fratello Antonio, che anche mamma sta addolorata per l’istessa sorte e mamma la prega per una pieghiera. Per la fine di giugno le manderò qualche cosetta per san Giuseppe. Scusi di tanti fastidi che le reco. Le domando perdono: lei compatirà una madre afflitta, quale sono io. Ringraziamenti a lei, al madre abbadessa e consorelle tutte, anche per parte di mio marito e figlio, anche da mamma. Ed a lei affettuosissimi saluti e, baciandole la mano, mi firmo.
Sua devota per sempre,
Fausta Toti
Saluti affettuosi madre abbadessa e consorelle
Faldone 22B, Archivio del Monastero di San Paolo di Tuscania (AMSPT)
Lettera 7 luglio 1915 mutila
Gentilissima suor Maria Geltrude di Gesù Nazzareno,
Roma 7/7 1915
le domando innanzi tutto scusa del mio ritardo nello scrivere, ma ciò non è dipeso da incuria, ma qualche occupazione di famiglia me lo hanno impedito ed anche la mia testa che non sta troppo nello stato normale. Ma il mio pensiero era fisso spesso a lei, cara suor Maria Geltrude, ansiosa di rispondere, che mai dimenticheremo ciò che fà per noi. Se la mia lettera le è stata di grande consolazione, può immaginare la sua, se è stata di grandissimo conforto a noi tutti. Noi seguiteremo sempre nella medesima disposizione di animo e cioè saremo sempre rassegnati alla santissima volontà di Dio, il quale, nella sua infinita misericordia, vorrà certamente conservarci il caro figlio e sostenerci in questi momenti tanti dolorosi.
Confidiamo in Dio, nel Sacro Cuore di Gesù ed in san Giuseppe nostro protettore, ed innalziamo spesso le nostre preghiere al cielo, per ottenere da loro quelle consolazione necessarie in questo momento e sopporteremo con rassegnazione queste pene con tutta la forza dell’animo e ne ringrazio il Signore che me le ha date giacché le meritavo, e lo ringrazi lei per me. Ella mi dice che nella cara clausura le giunge l’eco di ciò che accade nel mondo e pensa allo strazio di tante povere madri: quindi, la esortiamo a pregare per queste infelici madri, che stanno in continue pene per i loro figlioli, come mi trovo io. Però il mio animo è un poco tranquillizato e di ciò ne ringrazio Santissimo. Cuore di Gesù e san Giuseppe, che da mia parte ringrazierà tanto, ed anche per le notizie che, grazie il Signore e S. Giuseppe nostro caro protettore, che sò per prova che è un gran Santo e le ho messo nelle sue sante mani la mia famiglia che con l’aiuto di Dio deve essere vera cristiana.
Quel mio figlio che si trova in guerra mi consola tanto perché quando scrive dice sempre “spero di riabbracciarvi coll’aiuto di Dio. Spero che Iddio mi concederà rivedervi”. Sono certa che quel figlio sarà la guida delle anime nostre tutte ed io sarò la guida delle anime di questi figli, con l’aiuto del Signore. Anche noi come ella dice siamo convinti che …
Faldone 22B, Archivio del Monastero di San Paolo di Tuscania (AMSPT)
Lettera 7 luglio 1915
Reverenda madre Maria Geltrude
la ringrazio sentitamente dell’interessamento che prende per mio figlio Ettore e per tutta la mia famiglia. Le sue lettere, così piene di dolcissimo balsamo al nostro cuore addolorato, saranno per noi novello incitamento a seguire la retta via della religione.
Grazie infinite.
Accolga i miei più sentiti ossequi, estensibili alle alla reverenda madre badessa e consorelle e mi creda
suo devotissimo
Alfredo Toti
7 luglio 915
Lettera 29 luglio 1915
Gentilissima Suor Maria Geltrude
Roma 29/7 1915.
La sua lettera mi è stata un balsamo pel mio cuore, specialmente dopo quanto mi ha riferito la signora Palmira, la quale mi ha detto che dovrò venire insieme a mio figlio Ettore da lei a ringraziare san Giuseppe per lo scampato pericolo per la grazia ricevuta. La fiducia grande Iddio ed in san Giuseppe Benedetto mi regge sulla terra, altrimenti non ci sarei più. Il mio carattere affezionato di madre, lei solo lo comprende il mio dolore in certi momenti; perdo la ragione, specialmente quando non ricevo notizie. Prego, prego indegnamente Iddio e san Giuseppe, affinché non mi abbandonino quel caro figlio. Mi raccomando vivamente e caldamente a Lei, che non lasci un istante a pregare per la salute di quel caro figlio, giacché ho grande fiducia nelle sue care e sante preghiere; io poi penserò, a tempo oppurtuno, a compensarla e a offrire un grande regalo a san Giuseppe, nostro grande protettore. Io volerei da lei per sapere, dalla sua bocca santa, notizie di mio figlio che sono 9 giorni che non le ho. Sia compiacente di farmelo sapere nella lettera notizie rassicuranti che mi sarebbero di grande tranquillità. La ringrazio per quanto mi ha scritto per l’altro mio figlio Francesco ed, senza dubbio, mettiamo in esecuzione i suoi cari consigli e mia madre la ringrazia di cuore pel figlio suo, che è mio fratello. Mi ringrazi la signora madre abbadessa e tutte le altre suore caramente e le dica che, in fine di guerra, ci vedremo ed a lei, cara suor Maria Geltrude, verrò con qual ca figli a baciarle la mano. Mi raccomando che mi scriva magari due righe sole, riguardante mio figlio Ettore. Mi scusi se ho tardato a risponderle bene; comprenderà il mio stato d’animo. Domandi perdono al Signore ed a san Giuseppe per me, se qualche volta manco, e mi preghi che le tentazioni siano lontane da me. Tutti di mia famiglia si uniscono a me nell’esprimerle i sensi della più viva e sincera gratitudine e non dimenticheremo ciò che fa per noi.
La ossequio ed alla Signora madre abbadessa e consorelle tutte. Baciandole la mano, mi firmo. Sua devota, Fausta Toti.
P.S. La mia direzione via dei (omissis) 182 p. 2.
Faldone 22B, Archivio del Monastero di San Paolo di Tuscania (AMSPT)
Lettera 10 agosto 1915
Gentilissima Suor Maria Geltrude,
innanzitutto, le domando perdono se la mia lettera le recò dispiacere di cui mi pento di vero cuore e le prometto in avvenire di ubbire ai suoi santi consigli. Spero mi avrà compatito, stante il mio stato d’animo in quei giorni, tanto morale come fisico. Il contenuto della medesima non era tutto mio: mi fu dettata da mio cognato perché non mi sentivo bene anche di salute. Presentemente, sono molto raffreddata e debole perché il fisico mio è un po’ delicato ed un carattere molto impressionabile. La sua lettera è stata come un balsamo al mio cuore ed ho subito obbedito a lei facendo la volontà del Signore e in qualche angustia che mi trovo soffro per amore di Dio e mi sento più tranquilla; ed il cuore di Gesù, nella sua grande infinita misericordia e bontà, mi ha consolato col darmi spesso notizie buone di quel figlio. Io ne ringrazio di tutto cuore il Signore e spero che Iddio le dia lunga vita perché lei sarà la salvezza delle anime nostre; la ringrazio infinitamente a nome di mio marito e figlio, di tutto ciò che fa per noi, e mai dimenticheremo nel nostro cuore. Lo stesso mi ringrazi la signora madre abbadessa e consorelle tutte e spero di conoscerle se Iddio e san Giuseppe benedetto me lo permetteranno. Quella cara santissima Vergine Liberatrice che mi ha mandato, la misi esposta a capo delle mio altarino e poi è stata spedita a quel figlio che ancora non mi accusa ricevimento: mi faccia una preghiera che la riceva. È quella Vergine cara santissima liberatrice che ha salvato Ettore, mio figlio, quasi miracolosamente e quei di Tuscania. Le ho scritto che la stringesse al cuore appena la riceve e che la ringrazi e la preghi. Lui mi ha scritto che solo Iddio può salvarlo ed ha gran fiducia Iddio ed in san Giuseppe e mi dice pure che è un vero miracolo che la sua salute è così conservata. Dice pure che preghiamo assai. In questi giorni ci fa conoscere che combatte ma io ho grande fiducia nel cuore di Gesù, nella Vergine liberatrice e Addolorata e in san Giuseppe, nostro gran santo protettore, che questo figlio ritorna sano e salvo in grazia di Dio benedetto. In quanto alla mia tentazione o nervi, non so che sia, io mi ci affiggo assai, che non vorrei averle. Protesto a nostro Signore come mi dice lei. Anzi, le dico che prima voglio morire che offenderlo ma più ci faccio caso e più mi vengono. Io vorrei protestare la mattina, quando mi alzo, e poi basta, perché più spesso protesto e più è peggio. Anzi, oggi mi sono intesa meglio più di rado. Mi consigli lei che farò subito ciò che lei mi dice ma dopo le sue care preghiere mi sono venute più di rado, a confronto di prima. Io dico al Signore, se è per croce devo tenerle, sia fatta la sua santissima volontà; se è per cattiveria mia, mi allontani il peccato per scacciarle. Mi fa male assai alla testa. Mio figlio Francesco, nato in Tuscania, la sua leva del 96 è stata messa già sul giornale che dentro l’anno 1915 sarà chiamata. Mi metta anche questo figlio sotto la protezione di san Giuseppe per la salute dell’anima e del corpo e mi preghi che questa leva non sia chiamata per ora oppure che per impedimento del Signore non lo prendessero. Io farò sempre la volontà del Signore. Mi scusi tanto tanto dei fastidi che le reco continuamente a lei, cara suor Maria geltrude ed alla sua cara madre abbadessa e consorelle. Francesco questi giorni dice che sarà chiamato ad un altro impiego sui tranvi a più mesata. Se questo sarà il primo mese, penserò per S. Giuseppe benedetto. Tanti saluti e ringraziamenti da mammà che parteciperà da nostra parte alla signora madre abbadessa e consorelle tutte ed a lei, salutandola caramente e baciandole la mano, mi segno.
Sua devota
Fausta Toti
Le faccede di casa le faccio meglio.
Agosto 10 1915 Via dei Coronari N 182
Faldone 22B, Archivio del Monastero di San Paolo di Tuscania (AMSPT)
Lettera 24 agosto 1915
Gentilissima Suor Maria Geltrude di Gesù Nazzareno
Roma 24/8 1915.
Innanzi tutto debbo chiederle infinite scuse per aver ritardato a scriverle la notizia che mio figlio Ettore è stato ferito leggermente il giorno 15 festa dell’Assunta in Cielo, la quale certamente ha voluto fare il miracolo, unitamente al Santissimo Cuore di Gesù ed il nostro gran santo prediletto san Giuseppe, facendo ferire leggermente il figlio per farcelo riabbracciare. Nostro figlio, dopo aver combattuto in prima linea per tre mesi, nell’ultimo combattimento, essendo stato incaricato di portare le munizioni sulla linea del fuoco per tre volte, rimase illeso, con la sua squadra che egli commandava come Caporale; ma l’ultima volta fu colpito da un proiettile di mitragliatrice che gli traversò il polpaccio senza offendere l’osso.
Forse alla fine del mese sarà frà noi e, quindi, mentre la ringraziamo di vero cuore unitamente alla cara madre abbadessa e consorelle tutte, la preghiamo di ringraziare il Signore e la Vergine Santissima Liberatrice ed il nostro gran santo san Giuseppe del miracolo operato che mai sarà cancellato nel nostro cuore, riservadoci di venire poi noi stessi a fare un ringraziamento degno del miracolo ricevuto. Anzi, attendiamo che ella ci indichi il tempo in cui noi dovremo venire.
Ora, nuovamente, preghiamo lei, la madre abbadessa e consorelle di rivolgere nuove suppliche al Signore, alla Vergine e san Giuseppe, affinché al figlio Ettore sia concessa, con l’aiuto del Signore, una lunga licenza e per la mia salute che non è tanto buona. In breve, l’altro figlio Francesco sarà chiamato sotto le armi e, quindi, anche egli sia messo da lei sotto la protezione di san Giuseppe. Di nuovo tanti ringraziamenti a lei, alla sinora madre abbadessa e consorelle, anche a nome di mio marito e di Francesco che non mancheranno di venire personalmente a ringraziare lei e la signora madre abbadessa e consorelle ed a fare un ringraziamento degno del miracolo.
Saluti distinti a lei e, baciandole la mano, mi firmo. Sua devota, Fausta Toti
Faldone 22B, Archivio del Monastero di San Paolo di Tuscania (AMSPT)
Lettera 3 settembre 1915
Gentilissima suor Maria Geltrude
La mattina del 31 agosto giunsi a Roma e, arrivato a casa, non può immaginare la contentezza dei miei genitori e parenti. Tanto Dio quanto il mio gran protettore san Giuseppe che mi hanno sempre assistito e che sempre mi assisteranno, mi hanno concesso la grazia di ritornare in famiglia e di ciò saprò disimpegnare le mie promesse che facevo sul campo di battaglia, quando la morte mi si presentava davanti. In qualunque pericolo mi trovavo, invocavo il Signore ed il pericolo era subito scongiurato. Certamente la mia salvezza la debbo a Lei ed alle consorelle che pregavano fermamente Iddio acciocché mi ridonasse alla famiglia. Ed infatti Iddio e tutti i Santi hanno esaudito le loro preghiere e specialmente quelle continue e sacre che mi faceva Ella. Vivi ringraziamenti in particolare faccio alla signora madre abbadessa ed anche a Lei delle preghiere rivolte al cielo per me e mi auguro, alla mia venuta in Tuscania, di baciarle la mano caramente, a Lei pure e alle care consorelle.
Spero che san Giuseppe benedetto dia lunga vita a lei ed a tutta la comunità e madre Abbadessa.
La mia licenza è alquanto breve e cioè di 25 giorni, ma speriamo che, con l’aiuto di Dio, possa essere un poco prolungata.
Rinnovo i miei ringraziamenti a Lei, cara signora Maria Geltrude, che tanto a pregato per me; alla gentilissima madre abbadessa e consorelle, promettendole che loro non potranno mai essere cancellate dal mio cuore e spero, che con l’aiuto di Dio, menare una vita santa e cristiana, degna della grazia ricevuta.
Saluti distinti a Lei, alla signora madre abbadessa e consorelle e, baciandole la mano,
mi firmo. Suo devoto,
Ettore Toti
Via dei Coronari 182
Roma 3-9-15
Gentilissima Suor Maria Geltrude,
ricevemmo la sua graditissima che fu di grande consolazione per noi tutti e sentitamente la ringraziamo delle belle e care parole a nostro riguardo. Il giorno 31 agosto, giunse fra noi il nostro caro figlio Ettore e così, per volere di Dio e di san Giuseppe e della Vergine Santissima Liberatrice e del Cuore di Gesù, avemmo la grande consolazione di riabbracciarlo dopo tanti mesi di assenza. Alle sue preghiere care ed a quelle della signora madre abbadessa e consorelle dobbiamo certamente la grazia ricevuta e noi non troviamo nella nostra amente e nel nostro cuore parole adeguate per poterla ringraziare. Esortiamo per tanto lei e tutta la comunità a perseverare nelle preghiere, tanto per il nostro Ettore, quanto per l’altro figlio Fancesco che il 10 settembre prossimo sarà chiamato per la visita militare.
Preghi Iddio acciocché Ettore venga assegnato al deposito del suo reggimento o riformato, come ella dice, e Francesco chiamato in un corpo meno esposto, sotto la protezione di san Giuseppe. Riguardo alla nostra venuta in Tuscania, faremo come ella dice. Intanto le raccomando anche la mia salute. Ed ora infiniti ringraziamenti a lei, madre abbadessa e consorelle per quanto hanno fatto per noi, anche da parte di mio marito e figli e, salutandola caramente, le bacio la mano. Devota, Fausta Toti
Faldone 22B, Archivio del Monastero di San Paolo di Tuscania (AMSPT)
Lettera 19 ottobre 1915
Gentilissima suor maria Geltrude
Roma 19/10 1915
Innanzi tutto debbo chiederle scusa se ho mancato a notificarle la venuta di mio figlio Ettore, il quale ha avuto altri dieci giorni di licenza. Ciò è dipeso dalla mancanza di tempo, quantunque avessi sempre in mente il pensiero di scriverle. Ettore ripartirà il giorno 20 a sera per Savona, quantunque non sia completamente guarito, ed egli spera di essere addetto al deposito e perciò l’abbiamo fornito di due lettere di raccomandazione e speriamo, con l’aiuto del Santissimo Cuore di Gesù e Maria santissima e san Giuseppe, tutto vada bene. Perciò, lo raccomandiamo anche alle sue preghiere. Certamente saranno ascoltate, unitamente a quelle della reverenda madre abbadessa e consorelle. Tempo fa, le scrissi due lettere e spero le avrà ricevute. La prego darmi sue notizie che sempre mi sono care e di grande sollievo.
Gradisca i saluti miei, di mio marito e dei figli, particolarmente di Ettore, estensibili alla reverenda madre abbadessa e consorelle.
E, chiedendole la santa benedizione, unitamente alla mia famiglia, mi creda
sua devota,
Fausta Toti
P.S. La prego di fare le santissime devozioni di ringraziamento e di preghiera.
Busta 22B, Archivio del Monastero di San Paolo di Tuscania (AMSPT)
Lettera 1novembre 1915
Gentilissima suor Maria Geltrude,
le scrivo nuovamente per annunziarle che mio figlio Ettore è tornato nuovamente in licenza, per la terza volta. Siamo certi che ciò ci è stato concesso per grazia divina in seguito alle sue sante preghiere e della comunità e noi serberemo eterna gratitudine. Ora l’altro figlio, Francesco, è chiamato a passare la visita militare il 3 Novembre. Quindi la preghiamo di nuovo di volere rivolgere preghiere al Santissimo Cuore di Gesù ed il nostro gran santo san Giuseppe e la Santissima Vergine, affinché sia dichiarato rividibile non avendo molta salute. Egli, veramente, è entusiasta di andare in milizia ma Ella comprenderà che i tempi non sono molto favorevoli; quindi, preghi che il ragazzo sia calmo e rassegnato alla volontà di Dio, per il bene suo. Rinnovi anche le preghiere per il figlio Ettore, affinché non sia più mandato in guerra e spero nel Santissimo Cuore di Gesù e nella sua infinita bontà ed ho fiducia che così sia. Mi trovo in pensiero che sono priva di sue notizie che mi auguro sempre buone. Scusi di tanti fastidi che li arrechiamo e sentitamente ringraziamo lei, la signora madre abbadessa e tutta la comunità e ringrazi lei di cuore il Signore per noi di tanti benefizi ricevuti che non saranno mai cancellati nel nostro cuore. Adesso, c’è il dubbio che si affitti la farmacia dove si trova mio marito e per me sarebbe un vero dispiacere perché ci si trovava bene. Gli converrebbe a trovargli un altro posto ma lui non può tanto faticare e qui ci era poca fatica. La prego per il medesimo una preghiera, affinché non si affitti e che la farmacia resti come si trova, se questo è per il bene nostro. Le domando perdono di tanti fastidi che le reco e mi pensi tanto tanto. Riceva i nostri più cari saluti che parteciperà alla cara signora madre abbadessa e consorelle e saluti affettuosi di mio marito e figli ed io, baciandole la mano, mi firmo,
devota,
Fausta Toti
Roma 1° Novembre 1915
Via dei Coronari N 182
Busta 22B, Archivio del Monastero di San Paolo di Tuscania (AMSPT)
Lettera 17 dicembre 1915
Gentilissima Suor Maria Geltrude
Roma 17 Dicembre 916
Abbiamo ricevuto la sua graditissima lettera che sempre più ci dimostra il vostro interessamento per noi, e scuserà tanto se fino ad ora non le abbiamo risposto quantunque il mio pensiero era incessante verso di lei.
Causa del ritardo è stata la partenza dell’altro mio figlio Francesco il quale è stato messo nel 2° Granattieri 13° compagnia a Parma. Con ciò abbiamo seguito il suo consiglio facendo la volontà di Dio e lasciando la scelta ai superiori. Ora nuovamente rivolgo preghiera a lei alla Signora m. Abbadessa e consorelle affinché lo vogliano mettere sotto la protezione della S. famiglia come il fratello ed inparticolare facciano appello al S.S. Cuore di Gesù perché affidiamo anche quest’altro figlio alla sua bontà infinita. La prego volermi anche dire se debbo pregare separatamente per i due figli oppure se le mie solite orazioni debbo farle per tutti e due affinché l’Onnipotente ci conceda che i due figli ritornino sani e salvi.
L’altro figlio Ettore si trova a Varazze ad istruire le reclute per tre mesi ed è stato promosso Caporale Maggiore e confido nella bontà del Signore e mi auguro che il figlio non mi ritorni più nel campo di battaglia attendendo la grazia compiuta e spero che il Signore ci faccia degni a noi ed i nostri cari figli. Ricordando le sue parole dandomi notizie buone dei due figli avendo fiducia nelle sue parole mi sono mantenuta abbastanza tranquilla. Ho comunicato i suoi saluti al sig. Pietro Tosoni e famiglia ed ho passato saluti per la sign. Paolocci. Riceva i nostri cari saluti estendibili alla Signora M. Abbadessa e consorelle da parte di mio marito e figli ed anche da mia Madre e da me riceva i più cari e sentiti saluti e baciandole la mano
mi firmo sua devota
Fausta Toti
Busta 22B, Archivio del Monastero di San Paolo di Tuscania (AMSPT)
Lettera 10 marzo 1916
Gentilissima Suor Maria Geltrude
Roma 10/3 1916
Innanzi tutto le chiedo perdono se da un pezzo non le ho scritto ma io son sicura che ella prega egualmente, quantunque non abbia avuto mie lettere. La mia salute non è troppo buona e quindi non mi trovo in condizioni di pregare come prima e come sarebbe mio desiderio, perché la testa non mi regge. Perciò la esorto a fare una preghiera per me oltre quelle che fa per i miei figli.
Mio figlio Ettore si trova sempre a Savona come scritturale, in maggiorità per grazia speciale di Dio, della Vergine Santissima ed nel nostro grande santo san Giuseppe e speriamo che ci resterà fisso per sempre, con l’aiuto della Sacra Famiglia, mediante le sue preghiere. L’altro figlio, Francesco, si trova in distaccamento a Colorno (Provincia di Parma) e presentemente si trova malato nell’ospedale e ciò sarà per il bene suo e mi auguro che sarà liberato dal fronte.
Rivolga speciali preghiere alla Vergine Santissima Addolorata, affinché non mi rinnovi il dolore di sentire i figli al fronte; glielo chieda per i suoi dolori, che non nega grazie. Ora le faccio sapere che questo secondo figlio, Francesco, vorrebbe entrare nella scuola aviatori e perciò mi preghi la Sagra famiglia di volerlo espirare per il suo bene. Per il giorno di san Giuseppe non mancherò di mandare una piccola offerta in danaro per accendere una candela al nostro grande santo protettore.
Nuovamente, la supplico a voler pregare per la nostra famiglia e specialmente per i nostri figli e di ciò la ringrazio sentitamente, anche a nome di mio marito, e le assicuro che la nostra gratitudine per lei non sarà mai cancellata nei nostri cuori.
Ringrazi e saluti pure la reverenda madre abbadessa e consorelle a nome della intera famiglia. Salutandola anche per parte dei miei figli e di mio marito e baciandole la mano caramente,
mi firmo.
Sua devota,
Fausta Toti
Via dei Coronari N 182
Busta 22B, Archivio del Monastero di San Paolo di Tuscania (AMSPT)
Lettera 31 marzo 1916
Gentilissima suor Maria Geltrude
Roma 31/3 1916
Abbiamo ricevuto la sua graditissima lettera che ci ha recato grande consolazione nel sentire che ci è stata concessa la grazia del nostro caro figlio Ettore che sarà salvo dalla guerra e di ciò ci ringrazi di cuore per noi la sagra famiglia della bontà e misericordia che hanno avuto di noi peccatrici e peccatore, indegnissimi di ricevere grazie; e sentitamente ringraziamo lei che dietro le sue care sante preghiere ed anche alla M. Abbadessa e consorelle che tanto hanno fatto per noi <e per i n>ostri cari figli e che […] ringraziamo di cuore e serberemo eterna riconoscenza. Riguardo all’altro figlio Fancesco, abbiamo accettato il suo santo consiglio ed abbiamo subito scritto a lui. Egli ci ha subito risposto, spiegandoci lo scopo per il quale si è messo nella scuola aviatori, incaricandoci di comunicarlo a lei. Il medesimo ci dice che si è arrolato per prendere tempo e per scanzarsi dal pericolo presente che lei bene mi capisce, salvo poi a rinunziare e, nell’esame che dovrà dare cercherà di farsi bocciare, e che dopo gli esami rimarrebbe nel reggimento e sarebbe liberato dalla partenza del fronte; a questo scopo a fatto la domanda. Egli mi dice di aver fiducia in Dio: per la medesima cosa ci esorta a noi e mi aggiunge che presto farà le devozioni. Frà giorni partirà per Torino, perciò la esortiamo a fare delle preghiere speciali per lui affinché Iddio lo ispiri il meglio che sia per lui per essere liberato da ogni disgrazia. Si raccomanda a me di pregare assai S. Giuseppe Nostro affinché li sia concessa una licenza, che vorrebbe parlarci a voce.
Mio Marito ed io ringraziamenti infiniti del Triduo che hanno fatto per noi ed il medesimo fanno i figli. E tali partecipi per favore alla Sig. M. Abbadessa e consorelle. Perdoni tanti disturbi che li arrechiamo e scuse anche da parte di mio marito ed il medesimo glielo raccomando per la salute ed il lavoro e provvidenza perché la farmacia dove sta, stanno trattando per affittarla e sarebbe una rovina per noi perché lui ci sta contento. Le do una buona notizia: io mi sono iscritta nella Madre cristiane. Spero che Il Signore mi dia grazia e salute di fare la vera Madre Cristiana come ho promesso. Gradisca i nostri sentimenti di riconoscenza e salutandola affettosamente insieme alla M. Abbadessa e consorelle tutte le chiedo la S. Benedizione per me e per i miei cari figli e baciandole la mano
Mi Firmo
Sua Devota
Fausta Toti
P.S. Saluti speciali da Mammà
Busta 22B, Archivio del Monastero di San Paolo di Tuscania (AMSPT)
Lettera 8 novembre 1916
Gentilissima Suor Maria Geltrude di Gesù Nazzareno, Roma 8 Nov. 916
Abbiamo ricevuto la sua graditissima lettera che mi ha recato grande consolazione nel sentire le buone notizie dei figli e di questo ringrazi di cuore il Signore e la S. Famiglia e nome nostro e dei figli per tanta bontà e misericordia che hanno avuto di noi. Nello stesso tempo ringraziamo di cuore Lei per le sue sante preghiere che accompagnano i nostri figli e speriamo che Iddio le conceda lunga vita e la ricolmi di ogni bene, unitamente alla sua Madre Abbadessa e consorelle, che ringrazierà a nome mio e di mio marito. Abbiamo ricevuto [la] polvere di S. Giuseppe di cui metà ho preso io e metà il bambino malato di cui le parlai e che ora sta meglio. Anche la mia salute va migliorando. Riguardo ai nostri figli, debbo dirle che Ettore si trovava a Sampierdarena nel reparto scorte militari ed essendo stato alquanto perseguitato dagli Ufficiali, che non volevano mandarlo a Roma di scorta, è stato costretto a ritornare al Deposito del Reggimento a Savona ed ora ci ha scritto che è partito per Cairo Montenotte, effettivo alla 15° […]
Noi non sappiamo per quale ragione è andato colà e perciò lo raccomandiamo alle sue preghiere, affinché non sia esposto a pericolo e sia messo in luogo sicuro e tranquillo.
Noi abbiamo fiducia in Dio perché la grazia è stata ricevuta e siamo sicuri che egli non tornerà più in guerra, con l’aiuto di Dio e dei nostri Santi protettori e le sue sante preghiere. Ad ogni modo, ci crediamo in dovere di farle sapere quanto è accaduto.
Faccia per noi una preghiera alla Madonna Addolorata affinché non ci faccia più sentire i nostri figli in guerra.
Dell’altro figlio, Francesco, non abbiamo notizie da due settimane ma speriamo di averne presto e buone, con l’aiuto di Dio.
Avrà ricevuto una cartolina vaglia di L. 10 per S. Giuseppe, benedetto che spero avrà gradito, benché cosa da poco.
Preghi anche S. M. e la S. Famiglia affinché ci sia concessa provvidenza in Farmacia.
Scusi se le abbiamo recato tanto fastidio e ringraziandola di vero cuore, unitamente alla Sig.re Madre Abbadessa e consorelle, le chiedo le S. per me e per i figli e mio marito. Di nuovo ossequiandola anche per parte di mio marito, mi segno
Sua Devota
Fausta Toti
Via Coronari 182
Lettera 19 marzo 1917
Roma, li 19/3 1917
Carissima Suor Maria Geltrude,
merito non il rimprovero, ma la punizione, che per quanto io sia occupatissimo, pure avrei dovuto trovare un minuto di tempo per darvi notizie mie, della mia famiglia e della mia tranquillità. Perdonatemi adunque.
Ho subito consegnato la lettera a Palmira ed insieme a Paolocci che stanno bene, vi ringraziano e salutano tanto.
Mentre qui compiegata vi rimetto una letterina di Peppino e Peppina, vi unisco una cartolina vaglia di £ 20 che vorrete gradire accendendo una bella candela al nostro Gran Santo il giorno della sua festa, pregandolo caramente a volerci mantenere la pace, salute e provvidenza, nonché salvare i nostri soldati affezionati in ispecie dai guai della guerra.
Pregate il Nostro S. Giuseppe acciò tocchi il cuore di Peppino a studiare di più.
Pregatelo anche perché ravveda la mamma di mia Emma ad avvicinarsi ai Sacramenti, trovandosi gravemente malata e di una malattia inguaribile. Anche il di lei padre, malato grave, ha bisogno di ricevere il Signore. Io gliene parlerò, ma voi aiutatemi.
Gli affari della Società sono andati benissimo quest’anno, ma ora il lavoro diminuisce di molto. Pregate S. Giuseppe perché tutto vada bene e che mi conservi tranquillo.
Salutatemi tanto la M. Abbadessa, la Segretaria e tutte le consorelle e voi non mi dimenticate. Vostro
Affezionatissimo
Pietro
Busta 22B, Archivio del Monastero di San Paolo di Tuscania (AMSPT)
Lettera 13 novembre 1917
Gentilissima Suor Maria Geltrude,
Roma, 13 Nov. 917
Ricevetti la sua gentilissima lettera e, per mezzo del Sig. Tosoni, volevo risponderle subito; ma il sig Tosoni mi disse che le avrebbe parlato a voce per me. Io intanto le risposi per mezzo posta circa dieci giorni dopo che il Sig Tosoni era venuto presso di Lei. Io non ho avuto mai risposta a questa lettera e credo sia andata perduta, anzi, temo di essere indegna di ricevere i suoi tanti scritti. In questi tempi tanto difficili per la nostra patria, io mi trovo agitatissima giacché da circa 9 giorni non ho notizie del figlio Francesco, quantunque io abbia piena fiducia in Dio che quel figlio e l’altro ancora siano sani e salvi e faccio forza a me stessa per stare tranquilla.
Il figlio Francesco mi scrisse qualche tempo fa che avrebbe spedito a Lei una cartolina vaglia per preghiere di ringraziamento ed io vorrei sapere se l’hanno ricevuta, giacché in caso contrario penserei io stessa a spedirla. Potrebbe anche dipendere da ritardi postali o da sospensione momentanea della posta militare. Ad ogni modo torno a pregarla affinché voglia rivolgersi alla S. Famiglia e a Maria SS. Addolorata a fine di avere notizie buone di mio figlio Francesco, giacché è mia persuasione che la mancanza di nuove dipenda da ritardi postali. Io ho sempre ferma fiducia in Dio e in S. Giuseppe come nelle sue santa preghiere, che questi miei figli ritornino sani e salvi a casa ed a ringraziare il Signore al suo santo altare.
Ora si dice che nel Cadore o lì presso ci sarà una grande offensiva e cioè ove si trova il figlio mio; quindi, nuovamente, torno a esortarla di voler pregare per esso, affinché sia salvo ed abbia vittoria.
L’altro figlio, Ettore, si trovava malato in un ospedaletto di campo ed ora si trova salvo nel Convalescenziario di Vigodarzere presso Padova. Ringrazi dunque di cuore ed a nostro nome il Signore che questi figli sono sempre preservati dalle tante grazie ricevute.
Confido che alla fine della guerra verremo insieme ad i figli a ringraziare Lei e la S. Famiglia e S. Giuseppe per tutto quello che è stato fatto a nostro favore, mercè le sue sante preghiere.
Accolga tanti saluti e ringraziamenti, estensibili alla Rev Madre Abbadessa e consorelle anche per parte di mio marito e mi creda
Sua Devota
Fausta Toti
Via Coronari 181
P.S. Le chiedo la S. Benedizione per tutta la famiglia e speciale per i figli.
Attendo ansiosamente sua risposta
Busta 22B, Archivio del Monastero di San Paolo di Tuscania (AMSPT)
Lettera di Goffredo
Iesus Maria Ioseph
Copia di una lettera di Goffredo ai suoi
genitori – Dalla fronte 16/5/1917 (mezzanotte)
Miei cari,
impossibile descrivervi le immense e forti emozioni che l’animo mio ha provato in questi due ultimi giorni. Ho visto nella sua forma più schietta, più terribile un assalto ed una conseguente avanzata della nostra fanteria…
Sono già quattro giorni che il territorio nemico, un grandissimo e splendido monte, prova la potenza delle nostre poderose artiglierie… Ad un certo punto l’assordante partuono dei cannoni e delle bombarde è cessato come d’incanto… Come le formiche che escono a gruppi in cerca di grano da una fessura del terreno; così cento e cento uomini da una grossa fessura, da una lunga trincea cioè, sono usciti e in ordine sparso, saltando da un sasso all’altro, da un buco ad un altro, avanzano cauti cauti, mentre dalla trincea opposta il nemico non cessa di mitragliarli e di sparar loro addosso con gli infallibili fucili… Ma i nostri bravi soldati non perdono il loro coraggio… Avanzano ancora, poi al grido di “Savoia” si gettano nella trincea nemica; l’emozione e lo strazio che si provò allora è indescrivibile… Chiudiamo gli occhi: è meglio! Poi sono usciti nuovamente dalla trincea e camminano stanchi stanchi; cadono spossati, poi si riprendono, poi ricadono… Ma ecco giungere altri dei nostri soldati; quelli stanchi riprendono immediatamente le forze… ecco anche una bandiera, ecco la Croce Rossa… L’avanzata continua ancora sempre più rapida; cadono, ma sono sostituiti; nel monte non si ode che un grido “Savoia” e quel grido risuona cupo nella valle… La mitragliatrice nemica accelera, ma i nostri fucili sono migliori di essa, e alfine occupano ancora una posizione fortificata, poi un’altra, un’altra ancora e colonne di prigionieri scendono verso la valle a testa china… L’avanzata anche ora procede sempre più celere, e mentre sul monte sventola la nostra bandiera, mentre qualche pallottola randagia, passa fischiando sul mio osservatorio, io vi scrivo. Mi auguro che la censura mi sarà benigna giacché quando vi giungerà la presente, le nostre vittorie saranno già apparse sui giornali. Vi bacio forte, forte e credetemi il vostro
Goffredo
P.S. Sono in servizio al telefono dell’Osservatorio, e avendo tempo vi scrivo. Sto benone; anche voi è vero?
30 maggio 1917
Busta 43, Archivio del Monastero di San Paolo di Tuscania (AMSPT)
Per la genesi di questa mostra:
Eleonora Rava, Una monaca, san Giuseppe e la Grande Guerra. Una prima ricerca nell’archivio del monastero di San Paolo di Tuscania, in Le celebrazioni e le feste «proprium de sanctis» in età moderna e contemporanea, a cura di Cristina Marucci, Atti del convegno, Viterbo 11 settembre 2021, Viterbo, 2022, pp. 129-148.
Approfondimenti
Per approfondimenti sul ruolo dei religiosi e delle religiose durante gli anni della Grande Guerra:
Giancarlo Rocca, Religiosi e religiose di fronte alla guerra: assistenza e servizio alla patria, in «Inutile strage»: i cattolici e la Santa Sede nella Prima guerra mondiale. Raccolta di studi in occasione del Centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale (1914-2014), a cura di Lorenzo Botrugno, Città del Vaticano, 2016, pp. 309-355.
Giancarlo Rocca, Religiosi e religiose negli studi italiani sulla Prima guerra mondiale, «Studi storici dell’Ordine dei servi di Maria», LXVIII, 2018, pp. 11-61.
Per approfondimenti su Tuscania e la Grande Guerra:
Chiara Cesetti e Marco Quarantotti, Tuscania nella Grande Guerra, memoria e documentazione, Roma, 2022.
Giuseppe Giontella, Tuscania negli anni della grande guerra, Atti del quarto convegno di storia del Risorgimento, Viterbo 4-6 novembre 1988, Viterbo, 1990.
Luigi Tei, Tuscania e la Grande Guerra: personaggi e documenti dal 1912 al 1919, Tuscania, 2019.
Per approfondimenti sul Monastero di San Paolo di Tuscania:
Giuseppe Giontella, L’ordine dei minori conventuali di S. Francesco a Tuscania, Tuscania, 2003.
Il Ministero della Guerra fu istituito con l’Unità d’Italia e gestiva le forze militari.
Per approfondimenti si veda:
Dopo l’Unità d’Italia il servizio di leva, considerato anche uno strumento per rafforzare il senso di nazione, fu imposto a tutti i cittadini del nuovo Stato, i quali erano obbligati, proprio per questo motivo, a svolgere il servizio lontano dal luogo di origine. Inizialmente la durata del servizio di leva era di cinque anni, successivamente divenne di tre anni e poi nel 1910 fu ridotta a 24 mesi, per essere poi ulteriormente modificata negli anni successivi. I comuni e gli uffici anagrafici si occupavano inizialmente della chiamata alle armi, tramite i registri di leva, ma durante la Prima Guerra Mondiale la richiesta di soldati era talmente alta che non era possibile aspettare l’adempimento del servizio militare: per questo fu introdotta la cartolina-precetto per la chiamata alle armi. Durante il conflitto furono pochi gli uomini italiani che non furono chiamati a partire il fronte.
Per approfondimenti si veda:
Luigi Tei, Tuscania e la Grande Guerra: personaggi e documenti dal 1912 al 1919, Tuscania, 2019.
Nella lettera datata tra l’11 maggio e il 16 giugno del 1915, Fausta scrive che Ettore, il figlio maggiore, aveva inviato sue notizie da Cividale del Friuli (Udine). Nel 1915 Cividale, utilizzata come base logistica per la partenza per il fronte e il ritorno dei soldati, era strategicamente importante. Per approfondimenti si veda:
Giulia Sattolo, Cividale nella Grande Guerra, https://www.cividalegrandeguerra.it/contenuti/allegati/cividale_nella_grande_guerra_34.pdf
Nella lettera del 16 giugno 1915 di Fausta e in quella del 19 marzo 1917 di Pietro [Tosoni?], risalta il marchio della Società Cooperativa Italiana Fratellanza Sarti, di cui Pietro Tosoni era il direttore. Si tratta di una società di mutuo soccorso fondata a Torino nel 1874. La società, con una filiale anche a Roma in via Uffici del Vicario 5, garantiva ai soci un prezzo moderato per il materiale e la stoffa; i soci che aderivano alla sezione del mutuo soccorso potevano usufruire, inoltre, in determinate circostanze di un sussidio giornaliero.
Per approfondimenti si vedano:
Le società di mutuo soccorso e le istituzioni cooperative alla Esposizione Nazionale Italiana di Torino del 1884, raccolte per cura della commissione ordinatrice operaia ed esposte da Marcellino Arneudo, Napoli, 1885, p. 252.
https://www.museotorino.it/resources/pdf/books/215/index.html#258
Guida Monaci. Guida commerciale di Roma e provincia 1905, Roma, 1905, p. 612. https://www.google.it/books/edition/Guida_Monaci/GNhOW-0pHJUC?hl=it&gbpv=1&dq=pietro+tosoni+fratellanza+sarti&pg=PA612&printsec=frontcover
Nella lettera del 17 dicembre del 1915, Fausta informa che Francesco è stato arruolato nel 2° reggimento granatieri, 13ᵃ compagnia di Parma. La storia militare del 2° reggimento granatieri ha inizio con l’antico reggimento delle guardie il 18 aprile 1659.
Per approfondire la storia di questo antico reggimento:
https://www.esercito.difesa.it/organizzazione/capo-di-sme/COMFOTER/Comando-Forze-Operative-Sud/Brigata-Mec-Granatieri-di-Sardegna/1-Reggimento-Granatieri-di-Sardegna/Pagine/2-Granatieri-di-Sardegna.aspx
https://www.storiaememoriadibologna.it/archivio/organizzazioni/granatieri-di-sardegna-1deg-e-2deg-reggimento
Nella lettera citata e in quella del 10 marzo 1916, Fausta nomina Collecchio e Colorno, comuni in provincia di Parma. Durante la Prima Guerra mondiale Parma fu utilizzata come città-ospedale; per questo durante il 1915 molti ospedali e altri edifici furono adibiti a ospedale militare. Anche nella provincia si diffusero gli ospedali a servizio dell’esercito, come quello di Collecchio e quello di Colorno.
Per approfondimenti si vedano:
https://www.igiornidiparma.it/2-8-1859-parma-citta-ospedale-per-lesercito/
https://www.comune.collecchio.pr.it/servizi/notizie/notizie_fase02.aspx?ID=43641
https://hdl.handle.net/1889/1846
Nella lettera dell’8 novembre 1916, Ettore è costretto ad andare a Cairo Montenotte (Savona), presso la sezione di difesa, che nasce nel 1916 e che nel 1918 diventa la 305ª sezione del servizio aeronautico.
In questa stessa lettera si parla anche di Sampierdarena, un quartiere di Genova, dove era sorta nel 1853 la società industriale Ansaldo, che durante gli anni della Grande Guerra era una delle maggiori fabbriche di materiale bellico.
Per approfondimenti si vedano:
https://it.wikipedia.org/wiki/305%C2%AA_Sezione
Alberto Monticone, Nitti e la grande guerra (1914-1918), Milano, 1961, pp. 198-208.
Nella lettera del 13 novembre 1917, Fausta informa che Ettore si trova nel convalescenziario di Vigodarzere (Padova). Nel 1917 la villa Cittadella-Vigodarzere a Saonara (Padova) divenne un ospedale militare.
Per approfondimenti si veda:
https://www.padovagrandeguerra.it/?p=1828