a cura di Francesco Nocco, direttore della Biblioteca
Il 4 dicembre del 2020 sono caduti i primi due anni dalla scomparsa di Mario Brutti, noto uomo di cultura, infinitamente innamorato della città di Viterbo, nonostante fosse nato a Milano nel 1936, ma da genitori viterbesi trasferiti in Lombardia per motivi di lavoro.
La vita di Mario Brutti è sempre stata legata a Viterbo, sin dalla formazione scolastica: per ragioni familiari ha abitato anche a Grottaferrata, tuttavia il rientro definitivo in città risale agli anni 2000, periodo nel quale ha ricoperto diversi incarichi e ha seguito numerose attività lavorative e culturali; tra gli impegni a cui si è dedicato non si può non menzionare la pluriannuale responsabilità in qualità di Presidente della Fondazione Carivit, a partire dal 2013.
Non poche sono le realtà a cui ha assicurato vicinanza e sostegno: anche il nostro Centro Studi Santa Rosa da Viterbo è testimone di tanta attenzione, non avendo Mario Brutti mai fatto mancare al Centro Studi il suo contributo di saggezza e umanità: per questo motivo è ancora più carico di significato il gesto che ha voluto compiere la famiglia di donare, dopo il 4 dicembre del 2020, proprio al Centro Studi i libri di Mario Brutti.
Si tratta, con ogni evidenza, di una parte della sua raccolta libraria, un nucleo che conta circa cento volumi, ma che dà adeguatamente prova degli interessi intellettuali e delle curiosità dell’uomo di cultura, annoverando opere che spaziano dalla storia alla sociologia, dal diritto all’economia, non senza una specifica incursione nella produzione religiosa, con scritti spirituali di celebri santi e libri di preghiere, attestazioni che delineano, tra gli altri aspetti, il profilo di Mario Brutti come cattolico profondamente impegnato nella comunità pubblica.
L’arrivo del fondo librario di Mario Brutti ha dato idealmente l’avvio alla nascita della Biblioteca del Centro Studi Santa Rosa da Viterbo, realtà che è stata in via ufficiale istituita nel mese di settembre del 2022, avendo come prima donazione bibliografica già compiuta proprio la raccolta di Mario Brutti.
Questi libri oggi si affiancano alle pubblicazioni, da tempo presenti, edite dal Centro Studi e ad altri nuclei librari nel frattempo offerti dai soci e non solo: le consistenze in crescendo ci spronano a valorizzare e promuovere sempre più questa Biblioteca e a ringraziare ancora una volta tutti coloro che, come i familiari di Mario Brutti, hanno dimostrato e dimostreranno una così grande sensibilità culturale e tanto tributo di stima verso il Centro Studi Santa Rosa da Viterbo.
Il ciclo di seminari MEDIOEVO DELLE FONTI è organizzato da Corinna Drago e Pietro Silanos del Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica dell’Università degli Studi di Bari in collaborazione con il Centro Studi S. Rosa da Viterbo e la SPeS. Si tratta del secondo appuntamento di un esperimento didattico ‘verticale’, che offre percorsi di approfondimento sulle fonti scritte. Quest’anno la tipologia indagata è il rotolo. I seminari (della durata di due ore accademiche, 15.45-17.25) si terranno in presenza presso il Dipartimento di Ricerca e innovazione umanistica di Bari (i relatori fuori sede in collegamento) e grazie alla SPeS, chiunque sia interessato potrà seguirli gratuitamente on-line.
Per seguire online i seminari è necessario iscriversi al seguente link: bit.ly/bari-rotolo.
Il corso è destinato specialmente, ma non esclusivamente, a archivisti e medievisti. Esso consiste nella lettura di documenti considerati alla maniera della diplomatica e commentati alla luce della storia del diritto. Quest’anno si prenderanno in considerazione documenti di diritto privato (una compravendita, un livello, un testamento, una donazione, un contratto agrario eccetera). Il prossimo anno, invece, il corso prenderà in esame documenti di autorità pubbliche e di organismi collettivi.
Letture di: Simone Allegria, Attilio Bartoli Langeli, Paolo Cammarosano, Antonio Ciaralli, Alfio Cortonesi, Maria Grazia Nico, Eleonora Rava.
Commenti di: Victor Crescenzi, Paolo Mari, Sara Menzinger e Ferdinando Treggiari.
Il corso si svolgerà tutti i mercoledì dalle ore 17 alle 19 a partire dal 29 marzo fino al 31 maggio 2023.
Iscrizione
Il contributo per il corso è di 80 €; è prevista una riduzione del 50% per gli iscritti alle università convenzionate con il CSSRV e con la SPeS. Potrà essere versato attraverso bonifico bancario al seguente IBAN: IT18I0100514500000000001267 o tramite paypal.me/cssrv, precisando sempre la causale: “Contributo Documenti, diplomatica, diritto – Nome e Cognome”.
Le iscrizioni dovranno pervenire attraverso questo modulo telematico entro e non oltre il 22 marzo 2023 (è necessaria una Gmail per la compilazione). All’atto dell’iscrizione sarà necessario allegare la ricevuta del versamento. Gli iscritti saranno inseriti sulla piattaforma e-SpeS, dove verranno poi resi disponibili il materiale didattico e le registrazioni delle lezioni.
È previsto un attestato di partecipazione per chi avrà frequentato almeno il 75% delle lezioni.
L’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della CEI, la Pontificia Università Gregoriana – Dipartimento dei Beni Culturali della Chiesa, l’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, promuovono la Summer School “L’inventariazione dei beni storici e artistici ecclesiastici”, finalizzata a offrire la formazione necessaria per l’inventariazione dei beni storici e artistici delle Diocesi e degli Ordini religiosi, secondo la normativa CEI-OA.
La Summer School si svolgerà dal 5 al 9 giugno e dal 24 al 28 luglio 2023, a Viterbo, presso il Monastero di Santa Rosa, con il coordinamento e l’organizzazione del Centro Studi Santa Rosa da Viterbo. Si tratta di due settimane residenziali, intensive, divise tra teoria e pratica, al termine delle quali verrà rilasciato un attestato dall’Ufficio Nazionale BCE della CEI che abiliterà alla schedatura presso le Diocesi e gli Ordini religiosi.
Le candidature dovranno pervenire compilando questo modulo online entro il 1 aprile 2023.
Il Centro Studi Santa Rosa da Viterbo ha ottenuto il premio Maneant della Fondazione S. Bonaventura per la sezione archivi.
Il 9 e 10 dicembre nella Biblioteca fra Landolfo Caracciolo del complesso monumentale di San Lorenzo Maggiore in Napoli si è svolta la seconda edizione di “SBAM: Incontri ravvicinati…“. Si tratta di due giornate organizzate dagli operatori dei beni culturali della Fondazione San Bonaventura (Biblioteche Archivi Musei) con il contributo delle associazioni del settore, delle Università e della Regione Campania.Il focus di questa edizione è lasostenibilità, intesa come sfida per la vita stessa degli istituti culturali ma declinata anche nelle diverse prospettive aperte dalla svolta digitale.
Il progetto ad essere stato premiato è “Rose che sprigionano”: è stato riconosciuto come una buona pratica capace non solo di valorizzare gli istituti culturali, ma anche di renderli fruibili all’esterno. Il progetto è collegato con la documentazione dell’Archivio Generale della Federazione delle Clarisse Urbaniste e con gli oggetti del Museo della Quotidianità. Prevede il recupero di pratiche artigianali monastiche attestate fin dal XVI per il confezionamento di rose di stoffe nelle quali venivano installati degli encolpi (con reliquia dell’abito di santa Rosa). Questa pratica dopo essere stata studiata è stata insegnata e recuperata fattivamente all’interno della casa circondariale di Viterbo a partire dal 2020.
Per il video della premiazione clicca qui (min. 20′.40”).
Per conoscere i progetti del CSSRV coi detenuti clicca qui .
Il corso intende introdurre i partecipanti alla conoscenza dei principali tipi di scritture dal basso Medioevo alla prima età moderna (XII-XVII secolo).
Le lezioni, tenute da docenti e studiosi tra i più qualificati, hanno uno scopo pratico e si configurano essenzialmente come esercitazioni di lettura e di trascrizione in modalità di didattica a distanza. Nel corso delle lezioni verranno presentati codici o documenti con diversi tipi di scritture, che si imparerà a leggere insieme.
I partecipanti saranno poi invitati a svolgere a casa degli esercizi di trascrizione, che verranno corretti nella lezione successiva con ulteriori approfondimenti paleografici.
Destinatari
Chi non ha mai studiato la paleografia e si vuole cimentare con le scritture antiche a mano per imparare a leggerle, per diletto o per ricerca.
Chi ha studiato la paleografia diversi anni fa e ha bisogno di “rinfrescare” le sue conoscenze in modo nuovo e divertente.
Chi deve fare pratica su tipologie diverse di scritture per ricerche inerenti alla tesi di laurea o per sostenere gli esami universitari o quelli delle Scuole di Archivistica, Paleografia e Diplomatica.
Il corso si configura anche come attività, coordinata da Antonella Ambrosio, del Practice Workshop on the History of Latin and Italian Writing del Dottorato di ricerca in Historical Studies dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, nell’ambito del protocollo di intesa tra il CSSRV e il Dipartimento di Studi Umanistici (responsabili scientifici per il DSU: Rosalba Di Meglio e Antonella Ambrosio).
Iscrizione
Il contributo per il corso è di 80 €; è prevista una riduzione del 50% per gli iscritti alle università convenzionate con ilCSSRV e con la SPeS. Potrà essere versato attraverso bonifico bancario al seguente IBAN: IT18I0100514500000000001267 o tramite paypal.me/cssrv, precisando sempre la causale: “Contributo Paleografia pratica per tutti – Nome e Cognome”.
Le iscrizioni dovranno pervenire attraverso questo modulo entro il 9 gennaio 2023 (è necessaria una Gmail per la compilazione). All’atto dell’iscrizione sarà necessario allegare la ricevuta del versamento. Gli iscritti saranno inseriti sulla piattaforma e-SpeS, dove verranno poi resi disponibili il materiale didattico e le registrazioni delle lezioni. È previsto un attestato di partecipazione per chi avrà frequentato almeno il 75% delle lezioni.
Calendario
Lunedì ore 17-19
16, 23, 30 gennaio
6, 13, 20, 27 febbraio
6, 13, 20, 27 marzo
3 aprile
Programma
Scrittura e scritture. Epigrafi, codici e documenti. Leggere e trascrivere. Le abbreviazioni nel mondo romano e nel Medioevo.
Lettere chiare e distinte: una nuova scrittura per unificare la cultura europea.
Le ultime volontà di un pisano (un testamento del 1313).
Un fascicolo di Entrate e uscite del comune di San Ginesio del 1255.
Il più antico testimone con il “corpus” degli scritti di san Francesco, proveniente dalla Biblioteca del Sacro Convento di Assisi (ca. metà del XIII sec.).
Due lettere pontificie dall’Archivio del Monastero di Santa Rosa di Viterbo (1255 e 1256).
Epigrafi medievali viterbesi.
Un testamento dall’Archivio del Monastero di Santa Rosa di Viterbo (1379).
“Scriptores” al lavoro nell’Ufficio del Registro al tempo di Giulio II.
La scrittura usuale nel Seicento: lettere, cronache, note di possesso, appunti.
Docenti
Attilio Bartoli Langeli, Simone Allegria, Antonella Ambrosio, Maria Luisa Bottazzi, Francesco M. Cardarelli, Maela Carletti, Antonio Ciaralli, Rosalba Di Meglio, Corinna Drago, Eleonora Rava, Filippo Sedda, Carlo Tedeschi.
Siamo ormai nel periodo di celebrazione dei centenari francescani, che culmineranno negli 800 anni dalla morte (1226) e della canonizzazione (1228) di frate Francesco. Per questo si è pensato di riprendere sistematicamente tutte le fonti bio-agiografiche, cronache, compilazioni e documenti legati a Francesco d’Assisi attraverso un seminario online con sei appuntamenti annuali (da gennaio a giugno).
Questo seminario vuole offrire a studiosi e appassionati un nuovo strumento di approccio alle fonti francescane, alternando esperti a livello internazionale e giovani ricercatori. L’ordine di presentazione delle fonti sarà cronologico e verrà annualmente declinato secondo un tema guida evidenziato da una relazione di carattere più storiografico.
Destinatari
Studiosi e appassionati del mondo francescano e della sua storia, che desiderino approfondire la conoscenza delle numerose fonti storiche.
Iscrizione
Le iscrizioni dovranno pervenire rigorosamente entro il 7 gennaio 2023 attraverso questo modulo. Il corso è completamente gratuito.
Qualche giorno prima dell’inizio delle lezioni gli iscritti saranno inseriti sulla piattaforma e-SPeS, dove troveranno il link per collegarsi via Zoom, i materiali didattici e saranno disponibili le lezioni registrate.
Sarà rilasciato un attestato di partecipazione a coloro che avranno frequentato almeno il 75% delle lezioni.
Programma 2023
Venerdì, online ore 17
13 gennaio:Giulia Cò, Vita beati patris nostri Francisci
10 febbraio:Filippo Sedda, Ufficio e leggende liturgiche
10 marzo:Stefano Brufani, La “questione francescana”: il contributo di Raoul Manselli e di Giovanni Miccoli
14 aprile:Paola Sinigagliese, Vita sancti Francisci di Giuliano da Spira
12 maggio:Alfonso Marini, De inceptione vel fundamento ordinis
9 giugno:Francesco Marzella, Legenda versificata di Enrico di Avranches
Il corso intende introdurre i partecipanti alla conoscenza del libro miniato, servendosi di un approccio pratico per consentire di riconoscere le varie tipologie illustrative, la classificazione e la descrizione delle miniature. Saranno infatti studiati e analizzati insieme vari casi concreti di miniature con esercizi di lettura (stilistica e iconografica) e con esercitazioni che i partecipanti potranno svolgere a casa.
Programma
ON-LINE Mercoledì dalle 17.00 alle 18.30
25 gennaio
1 febbraio
15 febbraio
1 marzo
8 marzo
15 marzo
22 marzo
Iscrizione
Il contributo per il corso è di 50 €, è prevista una riduzione del 50% per gli iscritti alle università convenzionate. Potrà essere versato attraverso bonifico bancario al seguente IBAN: IT18I0100514500000000001267 o tramite paypal.me/cssrv, precisando sempre la causale: “Contributo Avviamento alla miniatura – Nome cognome”.
Le iscrizioni dovranno pervenire attraverso questo modulo entro il 17 gennaio 2023 (è necessaria una Gmail per la compilazione). All’atto dell’iscrizione sarà necessario allegare la ricevuta del versamento. Prima dell’inizio delle lezioni gli iscritti saranno inseriti sulla piattaforma e-SPeS dove sarà disponibile il materiale didattico e le registrazioni.
È previsto un attestato di partecipazione per chi ha seguito in diretta il 75% delle lezioni.
I progetti con i detenuti presso il carcere di Viterbo
Riportiamo l’intervento integrale tenuto dalla dott.ssa Eleonora Rava tenuto al convegno “Oltre la pena. Percorsi di accoglienza e inclusione nella realtà di Viterbo”, organizzato dal GAVAC (Gruppo Assistenti Volontari Animatori Carcerari) di Viterbo il 14 ottobre 2022. Si descrive le attività del Centro Studi con il carcere di Viterbo in questi ultimi anni.
Ringrazio gli organizzatori del convegno per averci invitato a comunicare la nostra esperienza all’interno del carcere di Viterbo.
Il Centro Studi Santa Rosa è un neofita in questo settore, potendo vantare solo qualche anno di attività all’interno del mondo carcerario, resa possibile grazie al coinvolgimento del nostro Centro a un progetto finanziato dalla Comunità Europa con una Marie Curie Individual Fellowship sul fenomeno della reclusione volontaria. I nostri interessi verso la popolazione carceraria erano a quel tempo esclusivamente di tipo culturale e scientifico: avere ‘esperti’ con cui confrontarsi su un tema di nostro interesse.
Il Centro Studi Santa Rosa nasce, infatti, come istituto di ricerca costituito da professionisti dei beni culturali (storici, paleografi e diplomatisti, archivisti, filologi, storici dell’arte) per la tutela del patrimonio storico artistico e documentario della Federazione S. Chiara delle Monache Clarisse Urbaniste d’Italia e in particolare del monastero di Santa Rosa. Oltre ad assicurare la gestione e la tutela del patrimonio della Federazione, svolge un’intensa e larga attività culturale, che si articola in convegni scientifici e divulgativi e iniziative di ricerca.
Dopo quel primo approccio con il mondo carcerario le cose sono cambiate e all’interno dell’attività di valorizzazione di questo ingente e ricco patrimonio delle Clarisse Urbaniste sono stati strutturati progetti dedicati a persone in condizioni difficili, in particolare i detenuti. Le persone detenute sono state coinvolte in due distinti progetti, uno di recupero delle attività artigianali tipiche del monastero di Santa Rosa, l’altro di edizione di testi manoscritti. Entrambi i progetti sono stati pensati per arricchire la formazione personale del detenuto attraverso percorsi esperienziali con valenza socioculturale; per favorire la libera espressione del detenuto oltre che per coinvolgere il detenuto in attività di studio e ricerca.
Il primo, Rose che sprigionano. Attività artigianali per l’integrazione sociale, è un progetto che si sta conducendo da due anni presso la Casa Circondariale di Viterbo. Il primo anno è stato finanziato dalla Regione Lazio e grazie al contributo ricevuto è stato possibile retribuire i 5 partecipanti; l’anno successivo e l’anno in corso sono invece stati finanziati dal Centro Studi e i detenuti esplicano una attività di puro volontariato.
Il progetto Rose che sprigionano ha previsto e prevede incontri formativi e attività pratiche tese a insegnare ai detenuti lavorazioni tessili artigianali plurisecolari – in particolare quella della produzione di rose di seta reliquiari delle clarisse di Santa Rosa – che possano garantire loro, una volta tornati in libertà, una via di accesso al mondo del lavoro – per esempio nel settore di finiture per abiti di sartoria e di complementi d’arredo.
Le rose di stoffa prodotte dai detenuti vengono donate al monastero di Santa Rosa di Viterbo, dove entrano a far parte degli oggetti devozionali legati al culto della patrona viterbese, richiestissimi dai fedeli soprattutto in occasione della festa settembrina. In questo progetto sono attualmente coinvolti 16 detenuti dell’alta sicurezza.
Ogni persona detenuta ha trovato, con l’aiuto dei formatori, il proprio ruolo all’interno di questo progetto, mettendo in campo capacità manuali fino ad allora silenti. La progettazione e la costruzione di un oggetto ha portato ad una sempre crescente gratificazione personale e allo stesso tempo ha consentito a ciascuno di specializzarsi in un aspetto (colorazione dei petali, formatura delle foglie, montaggio della corolla, packaging, ecc.) sviluppando un forte senso per il lavoro di squadra. Questo è uno degli obiettivi principali raggiunti dal progetto. Le persone detenute sono diventate un gruppo di lavoro integrato. Ciascuno di loro ha acquisito un ruolo in una ideale catena di montaggio avendo cura di rispettare il lavoro degli altri e insegnare al compagno come migliorare la fase di lavorazione assegnata. Con grande spirito critico ognuno ha riconosciuto i propri limiti, ma ha soprattutto messo a fuoco le proprie capacità tecniche e artistiche sino ad allora perlopiù celate.
Con il secondo progetto, Esperienze di reclusione, si è inteso invece arricchire la formazione personale dei detenuti coinvolgendoli nello studio della documentazione conservata presso l’Archivio della Federazione. Attraverso l’attività di trascrizione di manoscritti i detenuti sono stati sensibilizzati verso le antiche scritture: si è insegnato loro a leggere, a trascrivere e a fare edizione di fonti. In particolare i detenuti sono stati invitati a trascrivere un codice manoscritto del monastero delle Cappuccinelle di Aversa databile al XVII secolo. Si tratta di un codice in volgare che elenca mese per mese l’organizzazione interna, gli usi liturgici e alimentari della comunità monacale.
L’idea di far lavorare dei detenuti su fonti monacali nasce dalla constatazione delle analogie nelle dinamiche di gruppo che sussistono all’interno delle due istituzioni totali, il monastero e il carcere. Esistono a riguardo importanti progetti internazionali come quello francese condotto sotto la direzione di Isabelle Heullant-Donat, Enfermements. Histoire comparée des enfermements monastiques et carcéraux, che ha lo scopo precipuo di evidenziare le specificità e le relazioni tra reclusione religiosa monastica e l’incarceramento.
Lo scopo del progetto è stato quello di comprendere insieme ai detenuti il fenomeno della reclusione volontaria monastica; il rapporto tra reclusione volontaria, quella delle monache, e involontaria, quella dei detenuti, con l’obiettivo di fornire a quest’ultimi una nuova prospettiva della reclusione rispetto alla loro personale esperienza: la detenzione come un’opportunità, piuttosto che come una pena. Questo è stato possibile perché la distanza non solo temporale tra i detenuti e la fonte analizzata ha favorito i detenuti a lavorare su se stessi e sulla loro condizione di reclusi.
Il 18 ottobre alle 20 Eleonora Rava interviene al convegno “Patrimonio culturale e rigenerazione Urbana” organizzato dal Dipartimento di Pianificazione, Design e Tecnologia dell’Architettura dell’Università La Sapienza di Roma.
Eleonora Rava parlerà della storia della macchina di S. Rosa in continuità con la mostra ancora visitabile “La Forza della fede” allestita presso il monastero di S. Rosa a Viterbo. Gli organizzatori si sono infatti serviti del materiale descrittivo e didattico utilizzato a Viterbo per l’approntamento della mostra romana.
L’iniziativa oltre agli interventi prevede una mostra e l’installazione di una mini-macchina di S. Rosa che verrà accesa all’imbrunire.