Archivi categoria: Attività

I corsi del Centro Studi Santa Rosa da Viterbo.

Una ‘speranza’ per il futuro nella Città dei Papi, grazie alla Fondazione Carivit e all’Accademia Etrusca di Cortona

Dicevano gli Antichi che dal male, talvolta, può derivare anche il bene (Ex malo, bonum). La pandemia di Covid-19 ha provocato negli anni scorsi lutti e danni innumerevoli in tutto il mondo, ma ha fatto anche sorgere progetti innovativi e azioni positive.

Una di queste iniziative è quella promossa dal Centro Studi Santa Rosa da Viterbo – sorto nel 2010 e presieduto da Attilio Bartoli Langeli, uno dei maggiori studiosi di paleografia e del Medioevo del nostro Paese – divenuto in breve tempo un autorevole ente di riferimento scientifico e culturale, non solo nell’ambito viterbese, ma a livello nazionale anche grazie alla progressiva aggregazione di centri di ricerca (Centro Europeo Studi Medievali, Centro Studi S. Giacomo della Marca, Centro Studi Frate Elia, Società Pistoiese di Storia Patria) e di università (Università della Tuscia, Università di Napoli “Federico II”, Università di Chieti-Pescara, Università di Macerata, Università di Venezia “Ca’ Foscari”, Università di Bari “Aldo Moro”, Università di Urbino). Nella primavera del 2020, costituendo la SPeS, acronimo augurale per indicare la Scuola di Paleografia e Storia (spes significa ‘speranza’ in latino), il Centro Studi ha avviato un programma di incontri e di lezioni a distanza, tenuti da autorevoli studiosi, rivolti in primo luogo agli studenti dell’Università della Tuscia, ma anche a quanti fossero interessati a imparare a leggere e interpretare i documenti manoscritti medievali e della prima età moderna in originale e ad approfondire temi riguardanti la paleografia, la diplomatica e l’edizione dei testi antichi. 

Il programma, nato durante l’emergenza pandemica per offrire il nostro contributo solidaristico per superare l’isolamento collettivo, ha riscosso da subito un grande successo e ha consentito a molti studenti universitari, a studiosi e a professionisti di vario genere di conoscere il prezioso ‘tesoro’ conservato presso il monastero di Santa Rosa da Viterbo, tutelato, studiato e valorizzato dal Centro Studi intitolato alla patrona della Città dei Papi: un patrimonio unico di documenti, libri, opere d’arte e oggetti della vita quotidiana, accumulatisi a partire dal XIII secolo intorno al culto della piccola penitente viterbese, dispensatrice di innumerevoli miracoli, in vita e soprattutto dopo la morte ad appena 18 anni nel 1252. 

Senza contare la fase sperimentale del 2020, negli ultimi quattro anni accademici il Centro Studi Santa Rosa da Viterbo ha promosso attraverso la SPeS ben 53 corsi e laboratori, a cui hanno partecipato un totale di oltre 1700 allievi. Con la fine della pandemia si sono potute finalmente svolgere anche iniziative in presenza, ma si è ritenuto utile continuare a utilizzare anche la modalità on-line, che consente la partecipazione di molte persone interessate che vivono nelle più svariate località italiane e anche all’estero.

In particolare, per l’anno accademico 2023-2024 il Centro Studi ha deciso di potenziare l’offerta formativa della SPeS, con percorsi specializzati nei settori umanistici dell’alta formazione della paleografia, della cultura del testo e delle fonti archivistiche, trascurate nei tradizionali programmi accademici, e di incentivare le iscrizioni da parte di giovani studiosi e dottorandi, con particolare attenzione ai meno abbienti, esonerati dalle spese di iscrizione ai corsi. Questo vero e proprio salto di qualità è stato reso possibile solo grazie al contributo finanziario di due istituzioni ben radicate nel territorio della Tuscia, con cui il Centro Studi ha avviato da anni una proficua collaborazione: la Fondazione Cassa di Risparmio della provincia di Viterbo (Carivit) e l’Accademia Etrusca di Cortona.

Grazie al cofinanziamento generosamente offerto dalla Fondazione Carivit e dall’Accademia Etrusca di Cortona, la Scuola di Paleografia e Storia del Centro Studi Santa Rosa da Viterbo ha proposto nell’anno accademico appena concluso un fitto calendario di corsi e laboratori a distanza e in modalità mista (in presenza e da remoto):

 

  • Corso intensivo in presenza per l’inventariazione dei beni storici e artistici attraverso il software CeiOa: organizzato dall’Ufficio dei Beni Culturali Ecclesiastici, in collaborazione con la Pontificia Università Gregoriana e l’Università della Tuscia.
  • Avviamento alla Paleografia musicale: introduzione alle grafie neumatiche utilizzate nei manoscritti liturgici del Medioevo occidentale.
  • Access per umanisti: per insegnare a costruire un database adatto all’indicizzazione dei dati ricavabili dalle fonti documentarie più disparate (testamenti, compravendite, mutui, donazioni, registri contabili, lettere, ecc.). 
  • Laboratorio di Paleografia pratica e Storia: rivolto a tutti gli studenti dell’Università della Tuscia interessati a imparare a leggere testi e documenti originali in latino e in volgare del Medioevo e della prima età moderna. 
  • Fonti francescane 2024: terza edizione di un seminario specialistico sugli scritti e sulle biografie del Poverello d’Assisi, in vista dell’ottavo centenario dalla sua morte.
  • Paleografia pratica per tutti II: introduzione alla conoscenza delle scritture a mano utilizzate per i documenti e i libri dopo l’invenzione e la diffusione della stampa a caratteri mobili (XVI-XX secolo).
  • Leggere e capire il latino medievale II: per far acquisire ai partecipanti una conoscenza della lingua latina medievale, guidandoli nella traduzione e interpretazione di testi latini del basso Medioevo.
  • L’Araldica come disciplina storica II: per dotare i partecipanti degli strumenti per l’utilizzo dell’araldica nella ricerca storica e per la descrizione di uno stemma.
  • Diplomatica e storia del diritto II: destinato specialmente, ma non esclusivamente, ad archivisti, medievisti e studiosi interessati ad approfondire la storia, il linguaggio e gli istituti giuridici medievali.
  • Introduzione all’uso di Classical Text Editor: un software in grado di gestire diversi livelli di apparati e note critiche, indici e testi in scritture sinistrorse (come l’ebraico e l’arabo).

 

Attraverso la lettura diretta di manoscritti e documenti degli archivi viterbesi e in particolare  dell’Archivio del monastero di Santa Rosa e l’utilizzo dei metodi e delle tecniche informatiche più avanzate proposte dalle digital humanities, i partecipanti ai suddetti dieci corsi e laboratori promossi dalla Scuola di Paleografia e Storia del Centro Studi Santa Rosa da Viterbo hanno acquisito nuove e importanti competenze nelle varie discipline, ottenendo risultati significativi nei rispettivi percorsi specialistici e ponendo le basi per un loro futuro nel campo della ricerca umanistica.

 

Paola Pogliani

(Università degli Studi della Tuscia – Centro Studi Santa Rosa da Viterbo ETS)

Inaugurazione cappella delle reliquie

a cura di Filippo Sedda

 

Voglio raccontarvi una storia. La storia delle reliquie del monastero di santa Rosa.

Sarà capitato a più di qualche archivista – soprattuto di enti ecclesiastici –  ritrovarsi sommerso da scatole contenenti encolpi e reliquie di vario genere, armadi con busti e cassette variamente decorate o con cassetti pieni di autentiche conservate più o meno adeguatamente.

Una serie di felici coincidenze hanno consentito non solo di recuperare, restaurare, catalogare, ma persino di riposizionare in una mostra permanente e in uno spazio dedicato e che valorizzasse queste suppellettili sacre, oggetto di devozione secolare e pure di grandi controversie.

Mercoledì 23 giugno alle ore 16 si inaugurerà la cappella delle reliquie alla presenza del vescovo di Viterbo S. E. R. mons. Lino Fumagalli.

Dopo una prima esposizione nel settembre 2012 in una mostra titolata “Dalle reliquie alla Reliquia. La santità di Rosa visibile e tangibile”, dedicata in particolare alle reliquie della santa viterbese, si è avvertita la necessità di porre mano al ricco materiale conservato presso il monastero.

La lungimiranza della direttrice dell’archivio, la dott.ssa Eleonora Rava, fu di affidare all’opera paziente della dott.ssa Anna Proietti la schedatura attraverso un database realizzato da Giuliana Falchi e dalla stessa direttrice per consentire la descrizione di tutti i pezzi conservati sia nel loro aspetto materiale sia per quello documentario, ossia le cosiddette “autentiche”. Esse sono documenti redatti dall’autorità religiosa muniti di firma e timbro, con cui si dichiara che la reliquia è appunto autentica.

Nel 2019 si è potuto, quindi, organizzare una seconda mostra dal titolo: “Fede e devozione. Le reliquie del monastero di santa Rosa”.

Nel medesimo tempo il Centro Studi Santa Rosa da Viterbo ha iniziato una proficua collaborazione con i laboratori di restauro dell’Università della Tuscia per mezzo della prof.ssa Paola Pogliani. Fornendo i materiali necessari con i contributi ottenuti con il 5 x mille dato al Centro Studi, i restauratori Giorgio Capriotti, Sabrina Sottile, Lorenza D’Alessandro, Cristina Caldi e naturalmente gli studenti si è riuscito a restaurare e studiare i pezzi più particolari conservati presso il monastero.

Ciascun pezzo è stato aperto sotto la supervisione di don Roberto Bracaccini, segretario del vescovo di Viterbo, per poter consegnare ai restauratori il contenitore delle reliquie da poter essere restaurato. Alla fine del lavoro don Roberto ha ricollocato ogni reliquia nella sua sede apponendo un nuovo sigillo di autentica.

L’ultimo atto di questa storia è stato trovare un luogo adeguato per riporre questi oggetti della devozione, almeno quelli più belli e significativi. Sr. Francesca Pizzaia, responsabile della comunità delle Alcantarine che oggi svolgono il loro apostolato presso il santuario di S. Rosa, su sollecitazione del vescovo Lino Fumagalli, ha voluto riservare uno spazio attiguo al salone del Quattrocento per riporre in modo permanente alcune di queste reliquie. Una stanza solcata da un arco a sesto acuto come a richiamare una cappella, la cappella delle reliquie. Tutto questo si è potuto realizzare anche con il contributo finanziario della Fondazione Carivit che ha permesso di rifare l’impianto delle luci, recuperare alcuni vecchi armadi chiusi con vetri sotto la sapiente guida dell’ing. Paolo Paganucci.

Grazie a questa sinergia e collaborazione tra istituzioni, grazie al coordinamento di competenze  diverse e di volontari oggi le reliquie del monastero di S. Rosa sono offerte nuovamente alla devozione dei fedeli, ma potranno anche essere ammirate in quanto veri oggetti d’arte e compresi attraverso un percorso espositivo e didattico di didascalie e pannelli.

Locandina

Galleria di immagini

Manoscritti di Girolamo Vittori

Presso l’archivio del Monastero di Santa Rosa di Viterbo si conserva da oltre quattro secoli un manoscritto sconosciuto ai più, contenente la vita e i miracoli di s. Rosa. Trattasi nella fattispecie di una libera versione in lingua volgare del Processo di Canonizzazione del 1457 indetto da Papa Callisto III. L’autore è tale Girolamo Vittori, canonico della Cattedrale di Viterbo e confessore delle Clarisse del Monastero della Santa nel secondo decennio del XVII° secolo. Nelle pagine iniziali si evince la volontà dell’autore di dedicare e destinare questo lavoro alle Monache affinché potessero usufruirne secondo le loro necessità. Erano infatti i primi anni della forte riscoperta del culto rosiano a Viterbo e, di conseguenza, della crescente domanda d’ingresso di giovani aspiranti in Monastero. Si rendeva pertanto necessario uno strumento più agile per la conoscenza della vita della Santa rispetto agli atti ufficiali del Processo, certamente meno accessibili. Dopo la fortunata pubblicazione della biografia della Patrona viterbese di Pietro Coretini, posteriore di circa vent’anni, se ne perse quasi certamente memoria. Tuttavia, pur rimanendo tutt’oggi un’opera inedita, si ha conoscenza di una seconda copia, anch’essa manoscritta, conservata presso la Biblioteca Comunale degli Ardenti di Viterbo.

È in corso la trascrizione del testo, del quale si intende fare una collazione di entrambi i manoscritti, al fine anche di capire se essi siano o meno opera della stessa mano.

 

Liturgia e culto 2021

Per l’anno 2021 si sta puntando a tre fulcri:

  1. A cura di Sara Pretto. Redazione del catalogo codicologico dei manoscritti che riportano traccia del culto e della devozione di Rosa. Si tratta di redigere delle schede codicologiche complete su tutti i manoscritti ad oggi conosciuti che presentano una traccia della liturgia della Santa per comprendere la trasmissione e l’irradiazione.
  2. A cura di Francesco Nocco. Allestimento di un repertorio delle fonti archivisticheriguardanti il culto di Rosa da Viterbo nel corso dei secoli. Tenendo presente che non pochi sono gli Istituti di conservazione che sarà necessario passare al va­glio, la proposta desidera avviare l’indagine dall’Archivio della Congregazione delle Cause dei Santi, complesso documentario che, pur avendo versato in passato (quando si chiamava Congregazione dei Riti) la propria documentazione presso l’attuale Archivio Apostolico Vaticano, custodisce in se­de (piazza Pio XII, contigua a Piazza S. Pietro) una restante e consistente parte d’archivio. Tale nucleo documentario potrà essere esplorato per verificare la presenza di documenti relativi a concessioni di reliquie e patronati e, più in generale, attestazioni (carteggi e corrispondenza) legate alle vicende del culto (e alla sua evoluzione) della Santa di Viterbo.
  3. A cura di Tiziano Anzuini. Le prime edizioni a stampa della vita e messa di Santa Rosa. Il lavoro si prefigge di reperire e studiare gli esemplari a stampa dell’anonima Vita beatae virginis Rosae, anteriori all’edizione curata dal Bladius nel 1568. Attraverso l’analisi dei cataloghi e repertori sono stati infatti reperiti alcuni esemplari non censiti (Roma, Biblioteca Alessandrina) o perduti (Dresda), che si aggiungono agli altri finora conosciuti. Le posizioni degli studiosi oscillano per la datazione entro il primo quarto del XVI secolo e il solo Rhodes attribuisce la compilazione al piacentino Alessandro Ruinagia (1472-1556). La recensio completa di tali esemplari, acquisiti e confrontati sistematicamente secondo moderni criteri di bibliologia, permetterà di definire l’esistenza di emissioni o edizioni diverse. Il testo sarà inoltre collazionato con l’edizione critica curata da Attilio Bartoli Langeli, Eleonora Rava e Filippo Sedda (sia ed. Brepols 2020, sia ed. Antonianum 2018) al fine di reperire eventuali varianti e di spiegarne il significato testuale ed eventualmente liturgico. Infine, il lavoro filologico sarà intrecciato con i dati storici, in parte inediti e non valorizzati, al fine di supportare le ipotesi prettamente bibliologiche.

Altre collaborazioni:

Sarah Tiboni, che ha condotto una ricerca di materiale online

Laura Albiero (IRHT), che collabora come docente al laboratorio di edizione dell’ufficio e messa di santa Rosa

Alessandra Baldelli: call for evidence, allestimento mappe

 

Tra note e preghiere di Natale: la mostra

Il Natale si avvicina e il Centro Studi Santa Rosa da Viterbo Onlus ha pensato di accompagnare tutti i visitatori del Santuario di S. Rosa da Viterbo con una mostra dedicata a  questa ricorrenza che sta nel cuore di tutti.

Eleonora Rava e Anna Proietti, con la collaborazione di Giorgio Capriotti e Lucia Malvinni, hanno realizzato la mostra “NATALE IN MONASTERO”, in cui si possono ammirare i Santi Bambinelli settecenteschi, conservati nell’Archivio della  Federazione delle Clarisse Urbaniste d’Italia, patrimonio artistico e di fede del Monastero di S. Rosa e della città di Viterbo.

Ci sono poi i libri liturgici usati dalle monache clarisse: un messale, un antifonario con la notazione musicale, due breviari con cui le sorelle cantavano le lodi al divin Bambino.

E infine, si possono ammirare gli abbadessati, volumi contenenti fatti di cronaca o i rendiconti delle spese fatte in monastero per un periodo circoscritto alla reggenza di una determinata badessa: qui si possono raccogliere le memorie di come nel Settecento le monache si preparassero a vivere il Natale.

Si ringrazia per le foto Maurizio Pinna.

Convegno nazionale “CULTURA CAPITALE – RACCONTARE LA VITA DELLE COMUNITÀ ATTRAVERSO IL PATRIMONIO”

“L’impegno di ricerca di beni immateriali è fondamentale per la catalogazione, per la normativa, per la valorizzazione… valorizzazione che porta a coinvolgere le comunità, che continuano ad andare avanti, forti delle loro tradizioni e dei loro riti. Grazie a chi ha voluto individuare in canti, processioni, vita religiosa… e reliquie per la patrimonializzazione delle comunità.”
(Don Valerio Pennasso, Direttore dell’Ufficio Nazionale per i beni ecclesiastici.)

La dott.ssa Lucia Malvinni ha rappresentato il CSSRV presso il convegno nazionale “CULTURA CAPITALE – RACCONTARE LA VITA DELLE COMUNITÀ ATTRAVERSO IL PATRIMONIO, svoltosi a MATERA l’8/9/10 DICEMBRE 2019. Interessante esperienza di confronto e conoscenza, che tra le 30 esperienze proposte all’attenzione della segreteria dell’Ufficio Nazionale per i Beni Ecclesiastici ne ha selezionato 17 come più significative e le ha pubblicate sul sito Beweb, tra queste la mostra “FEDE E DEVOZIONE. LE RELIQUIE DEL MONASTERO DI SANTA ROSA” organizzata presso il monastero di S. Rosa nel settembre 2019.

Cerimonia di attribuzione della borsa di studio

Venerdì 22 novembre 2019 alle ore 16.00, presso la Sala Regia di Palazzo dei Priori di Viterbo il Centro Studi Santa Rosa da Viterbo onlus conferirà pubblicamente ad un progetto di ricerca la borsa di studio annuale di 5000 € dal titolo “Un monastero, una città e un territorio”.

La borsa si è potuta realizzare con il contributo finanziario dell’Università della Tuscia, del Comune di Viterbo, della Fondazione CARIVIT, del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa da Viterbo e con il con il patrocinio della Provincia e della Diocesi di Viterbo.

Dopo una attenta selezione dei numerosi progetti giunti da varie parti d’Italia la commissione ha scelto di premiare la ricerca di Cristina Marucci, dal titolo “Viterbo e le conseguenze del colera del settembre 1837: in monastero, in città, nel territorio”.

Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare.

Locandina