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Le nostre convenzioni

A cura di Luca Polidoro

A conferma del fondamentale legame con il territorio di Viterbo, il Centro Studi Santa Rosa da Viterbo ha recentemente siglato importanti accordi con due importanti istituzioni della città.

Il primo è il protocollo di intesa per attività di collaborazione presso l’Archivio di Stato di Viterbo, sottoscritto tra il presidente del Centro, prof. Attilio Bartoli Langeli, e il direttore dell’Archivio, dott. Angelo Allegrini, con l’obiettivo di promuovere la valorizzazione del patrimonio archivistico conservato presso l’Istituto, nonché di realizzare attività didattiche nei settori della paleografia, della diplomatica, dell’archivistica e dell’edizione ed esegesi delle fonti. È altresì prevista la condivisione di iniziative scientifiche e progettuali, di ricerca e di consulenza, in particolare per l’elaborazione e la pubblicazione di ricerche, studi e dossier, anche multimediali, come pure la partecipazione congiunta a programmi di ricerca nazionali e internazionali.

Il secondo è la convenzione sottoscritta lo scorso 10 marzo dal presidente del Centro e dal presidente del Consorzio per la gestione delle biblioteche provinciale “Anselmo Anselmi” e comunale degli Ardenti, dott. Paolo Pelliccia, è relativo al patrimonio archivistico e bibliografico dell’istituto, che conserva, oltre a preziosi fondi librari (manoscritti, incunaboli, cinquecentine, seicentine), l’archivio storico del Comune di Viterbo, complesso documentario ricchissimo nonostante le distruzioni e le dispersioni subite nel corso dei secoli, comprendente esattamente 4.148 pergamene (la Biblioteca Consorziale ha recuperato, in questi anni, tre pergamene) eterogenee per forma e contenuto. Tale cospicuo fondo, sommariamente descritto nel Catalogo delle Pergamene Sciolte, compilato più di un secolo fa dalla Commissione appositamente istituita dal Municipio per il riordino dell’Archivio Storico Comunale, attende dunque la realizzazione di un nuovo inventario redatto secondo criteri scientifici e auspicabilmente la regestazione, nonché la digitalizzazione delle singole pergamene. La sinergia tra le competenze del Centro e quelle del Consorzio consentirà dunque in primo luogo quegli interventi di catalogazione del patrimonio librario e di inventariazione di quello archivistico che costituiscono imprescindibile punto di partenza per il successivo approfondimento, studio e divulgazione della documentazione, riconnettendo la comunità locale e poi il più ampio pubblico a tali fonti culturali nel senso più ampio, favorendo l’investigazione sulle identità e sulle relazioni tra persone e luoghi. A tale scopo è infatti prevista l’organizzazione di seminari, conferenze, incontri di studio, lezioni tematiche, presentazioni di libri e convegni, unitamente alla collaborazione nella redazione della rivista Biblioteca e Società e nell’allestimento di mostre.

Video della firma della convenzione con la Biblioteca Consorziale di Viterbo

Discorso tenuto in questa occasione da Attilio Bartoli Langeli

L’occasione è per me così importante che leggerò un testo scritto. Non la si prenda per pedanteria, ma come una forma di rispetto per i miei interlocutori e per chi ci ascolta. E’ un omaggio che faccio alle mie personalità di riferimento in questo campo, cioè Roberto Abbondanza, Pietro Scarpellini e Gherardo Ortalli.

Nella politica dei beni culturali oggi prevale una logica mercantile. Agli occhi di chi ci governa il patrimonio storico, artistico e naturale si propone sempre più come una realtà non da preservare e difendere ma da sfruttare. Ricordiamo come si è impiantata e diffusa, nella nostra classe politica, quest’idea.

Negli anni Settanta Mario Pedini, ministro della cultura, teorizzava che i beni culturali sono il nostro petrolio. Poi gli Ottanta e l’invenzione dei giacimenti culturali di Gianni De Michelis. Poi la cartolarizzazione, estesa (con tutte le cautele, ma estesa) ai beni culturali, per definizione inalienabili.

Un’idea che trovava ricetto anche nelle sedi istituzionali più alte. Aderendo nel 2012 al Manifesto per la cultura lanciato dal Sole 24 ore il presidente Giorgio Napolitano scrisse: «Se vogliamo più sviluppo economico, ma anche più occupazione, bisogna saper valorizzare, sfruttare fino in fondo la risorsa della cultura e del patrimonio storico-artistico». Ecco la bandiera dello sfruttamento fino in fondo. Un teorema perfetto, tra petrolio e giacimenti e sfruttamento.

Per carità: se Caravaggio porta un bel ristoro, come si dice oggi, al bilancio del Ministero, ben venga. Ma piegare a questa logica l’intera politica dei beni culturali sarebbe cosa assai negativa. Non voglio insistere, oggi che parliamo della Biblioteca degli Ardenti e degli archivi che essa conserva, in primis l’Archivio storico del Comune di Viterbo, sulla “povertà” dei beni archivistici e librari. Povertà, sia inteso, rispetto a quei beni culturali che attraggono le folle. Il vittimismo e i complessi d’inferiorità non portano da nessuna parte. La salvezza vera di questi beni è un altro modo di pensare i beni culturali nel loro complesso.

Dichiarava nel 1986 la Corte Costituzionale che la «primarietà del valore estetico-culturale (…) non può essere subordinato ad altri valori, ivi compresi quelli economici» e anzi, horribile dictu, diceva che la stessa economia deve ispirarsi alla cultura. Dichiaravano quel modo di pensare due altri Presidenti della Repubblica. Carlo Azeglio Ciampi nel 2003: «La cultura e il patrimonio artistico devono essere gestiti bene perché siano effettivamente a disposizione di tutti, oggi e domani, per tutte le generazioni. La doverosa economicità della gestione dei beni culturali, la sua efficienza, non sono l’obiettivo della promozione della cultura, ma un mezzo utile per la loro conservazione e diffusione». E Sergio Mattarella nel 2017: «Siamo custodi di un patrimonio straordinario, unico al mondo. Un tesoro che trae origine dalla nostra storia, dalla creatività, dalla cultura, dai territori, dalle comunità che l’hanno forgiato e incrementato nel tempo. (…) La fruizione dei beni e delle attività culturali è un valore e ha carattere pubblico».

In parole povere: i beni culturali non servono per far soldi. Sono i soldi che servono per un buon governo dei beni culturali. E le biblioteche e gli archivi sono lì per dimostrare, proprio in quanto beni “poveri”, la natura profonda, civile e nazionale, del patrimonio culturale. La non-economicità dei beni librari e archivistici ne fa i simboli più puri, meno condizionali dei beni culturali (al plurale) come bene comune (al singolare): come unico, totale, indivisibile bene comune. La consapevolezza dei beni culturali come bene comune si misura dal comportamento dello Stato non verso le punte di eccellenza, non verso le supreme evidenze archeologiche e artistiche, ma, per esempio, verso le biblioteche, verso gli archivi. Verso cioè quell’insieme enorme di libri e documenti che essi, biblioteche e archivi, conservano: libri e documenti alti e bassi, belli e brutti, importanti e umili. E’ questo insieme puntiforme, questi milioni di scritture a costituire quel tessuto continuo, quello spessore profondo, quel fondamento forte e diffuso sui quali si costruisce la cultura e la memoria di un Paese.

Se tutto questo è vero e condiviso, specialmente da chi ci governa, ben volentieri il Centro studi Santa Rosa da Viterbo si mette all’opera per rinforzare e valorizzare, cioè, quanto a noi, studiare e catalogare e pubblicare, quel patrimonio culturale cittadino e nazionale che è la Biblioteca degli Ardenti.

 

Avviamento allo studio del libro antico a stampa

Il corso, che ha ricevuto il patrocinio dell’Associazione Italiana Biblioteche (AIB), intende fornire gli strumenti di base per la catalogazione specialistica del libro antico a stampa. Saranno analizzate le caratteristiche materiali che differenziano il libro antico da quello moderno in relazione alla tecnica di stampa a caratteri mobili, soffermandosi in particolare sugli elementi tipografico-editoriali. L’analisi e la definizione delle parti del libro saranno finalizzate all’acquisizione di una corretta terminologia e metodologia descrittiva. 

A partire da una introduzione agli standard nazionali e internazionali, il corso, della durata di 20 ore, illustrerà le fonti d’informazione prescritte per le diverse aree della descrizione bibliografica e fornirà inoltre una breve rassegna di cataloghi e repertori cartacei ed elettronici utili all’identificazione di autori, edizioni, tipografi e marche tipografiche. 

Docenti 

MONICA BOCCHETTA  (Università di Macerata) 

FLAVIA BRUNI  (ICCU – Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle  biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche)

CALENDARIO 

Martedì dalle 17 alle 19.30

06 aprile:  Il libro antico: stampa a caratteri mobili, estremi cronologici, caratteristiche generali. (M. Bocchetta) 

13 aprile: Parti del libro. Formato. Segnatura, registro, formula collazionale. (M. Bocchetta) 

20 aprile: Marche tipografiche. Apparato illustrativo. I concetti di edizione ed esemplare. (M. Bocchetta) 

27 aprile: Finalità della descrizione bibliografica. Copia ideale. Impronta (LOC/STCN) (F. Bruni). 

4 maggio: Standard, modelli e formati nazionali e internazionali per la catalogazione del materiale antico: ISBD e Aree della descrizione bibliografica, FRBR, LRM, MARC21, UNIMARC, SBNMARC, RDA, REICAT, nuova Guida SBN. (F. Bruni) 

11 maggio: Edizione, emissione, variante, stato. (F. Bruni) 

18 maggio: Punti d’accesso e archivi d’autorità. Descrizione dell’esemplare: legatura, annotazioni marginali, possessori e provenienza. (F. Bruni) 

25 maggio: Strumenti per lo studio e la catalogazione dell’edizione e dell’esemplare (cataloghi, repertori e risorse di riferimento online e a stampa) (M. Bocchetta)

Iscrizione

Il contributo per il corso è di 50 €. Potrà essere versato attraverso bonifico bancario al seguente IBAN: IT18I0100514500000000001267 intestato a a Centro Studi Santa Rosa da Viterbo onlus o tramite paypal.me/cssrv cliccando sul bottone “Invia” (o nel bottone “Donate” del sito), precisando sempre la causale: “Contributo Avviamento libro a stampa – Nome cognome”. 

Le iscrizioni dovranno pervenire attraverso questo modulo entro il 30 marzo 2021. All’atto dell’iscrizione sarà necessario allegare la ricevuta del versamento. Prima dell’inizio delle lezioni gli iscritti saranno inseriti sulla piattaforma e-spes dove sarà disponibile il materiale didattico. 

È previsto un attestato di partecipazione se si è frequentato il 75% delle lezioni e compilato il questionario finale. 

 

Per scoprire tutti  i corsi SPeS previsti
per il primo semestre 2021 clicca qui.

Presentazione “Memorie segrete”

Sabato 27 marzo alle ore 17

modalità online

Presentazione del volume

Memorie segrete.

Una cronaca seicentesca del monastero di Santa Rosa di Viterbo

Ne parlano:

Tiziana Plebani, autrice di Le scritture delle donne in Europa. Pratiche quotidiane e ambizioni letterarie (secoli XIII-XX), 2019

Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca

Saranno presenti i curatori.

Chi desidera partecipare alla presentazione sulla piattaforma zoom può registrarsi su questo modulo: https://forms.gle/uGDyZ7JqXywJuPLt6

È possibile seguire l’evento in streaming sulla pagina FB del CSSRV: https://www.facebook.com/CSSRV

6 marzo: Dies natalis

Angelo Sapio

Il 6 marzo ricorre la festività del Transito di santa Rosa. Si tratta ovviamente di uno degli appuntamenti principali del calendario liturgico viterbese. Tuttavia, come è noto, proprio a Viterbo la festa patronale di santa Rosa ricade il 4 settembre, giorno della Traslazione del corpo, (avvenuta secondo la tradizione nel 1258 per volere di papa Alessandro IV). Il culto di santa Rosa è sempre ruotato attorno a questa seconda data, ritenuta di fatto quella del primo riconoscimento della sua santità. Le fonti antiche, peraltro, non menzionano mai date precise sulla vita di Rosa, motivo per cui esse sono sempre state oggetto di disputa tra gli storici. I primi tentativi per individuare il giorno della morte della Patrona di Viterbo, quello che per la Chiesa rappresenta il Dies natalis (la nascita al cielo), sarebbero arrivati solo agli inizi del secolo XVII, in piena fase controriformista. Un po’ ovunque, di fatti, i culti locali iniziavano a rifiorire sotto la spinta delle autorità civili ed ecclesiastiche e così anche nella città della Tuscia riprendeva definitivamente vigore la venerazione verso s. Rosa, dopo le fasi alterne dei secoli precedenti. Nell’arco di tutto il Seicento si assistette ad un profluvio di biografie rosiane in lingua volgare che avrebbero contribuito ad una larga circolazione di nuove informazioni.

A dare un primo forte impulso fu Pietro Coretini, segretario comunale di Viterbo, che nel 1638, su incarico delle magistrature locali, aveva dato alle stampe la prima opera completa sulla vita di s. Rosa. Il compito del Coretini fu quello di raccogliere quante più informazioni possibili dalle fonti antiche e cercare di metterle insieme al fine di ricavarne un racconto organico e convincente. In realtà Girolamo Vittori, confessore delle Monache di S. Rosa, nella sua biografia inedita (1616) propone per la morte di Rosa il mese di aprile senza specificare il giorno. Alla stessa maniera il Coretini andò oltre: fu in grado di fornire anche una data precisa del beato transito della Santa: 6 marzo 1258. Tale fu il riscontro di popolo che evidentemente molti altri autori, di lì a pochi anni, decisero di cimentarsi nella stesura di nuove vite della Santa Patrona, concepite tutte sulla falsariga de “L’historia di S. Rosa Viterbesedi Pietro Coretini. Ci vollero molti anni prima che si riuscisse a fare un’opera di “pulizia” delle mille aggiunte e fioriture popolari che si erano sedimentate nel tempo, ma neppure l’attento studio dei Padri Bollandisti (1748), volto a correggere le molte inesattezze cronologiche che circolavano, ebbe sufficienti ragioni per non accettare la ricorrenza del 6 marzo individuata dal Coretini e ormai entrata di diritto a far parte delle nostre tradizioni religiose.

In che modo però l’autore era riuscito a ricavare questo dato? Innanzitutto era partito dai pochi punti fermi che si apprendono dalla vita latina allegata agli atti del Processo di Canonizzazione del 1457, ossia il 4 settembre (data della traslazione del Corpo), il nome di papa Alessandro IV (autore della stessa) e il dato dei diciotto mesi che separerebbero il momento della morte e quello della traslazione. Il ragionamento del Coretini molto probabilmente fu quello di fissare il 4 settembre in un determinato anno e contare diciotto mesi indietro, ovvero un anno e mezzo prima. Ponendo dunque la Traslazione al mese di settembre dell’anno X, la morte cadrebbe nel mese di marzo dell’anno X-1. A ben vedere, di fatti, a Viterbo celebriamo s. Rosa due volte l’anno, in due momenti esattamente speculari, a sei mesi di distanza l’uno dall’altro: 6 marzo e 4 settembre. Tutto parrebbe plausibile se non fosse per alcuni errori evidenti commessi dal biografo. Il Coretini afferma che la Santa sarebbe deceduta il 6 marzo 1258 e che la salma sarebbe stata riesumata e traslata al monastero delle damianite diciotto mesi più tardi, ossia il 4 settembre 1260; ma tra queste due date non passano diciotto, bensì trenta mesi (due anni e mezzo). L’errore tuttavia non sarebbe stato rilevato prima di alcuni anni, quando altri autori, avvedutisi, avrebbero cercato in qualche modo di correggerlo: alcuni anticipando la Traslazione al 1259, altri invece sottolineando che i mesi intercorrenti tra i due momenti sono effettivamente trenta e non diciotto.

Il problema principale per l’autore però derivò da un’informazione aggiuntiva che circolava da qualche tempo. Solo pochi anni prima (1625) infatti, l’irlandese Luke Wadding pubblicava gli Annales Minorum, un ricco compendio della storia francescana in cui trovò spazio anche un capitolo sulla vita della Santa viterbese. A tal proposito il Wadding riportò un documento probabilmente dimenticato da diverso tempo: la lettera inviata da Papa Innocenzo IV alla cittadinanza di Viterbo il 25 novembre 1252, con la quale dava il suo consenso ad una raccolta di testimonianze sulla vita e le virtù di Rosa, forse in preparazione di un processo di canonizzazione. Ciò significa che la giovane doveva essere già morta a quella data e perciò molto tempo prima rispetto al 1258.

Va da sé che questo dato abbia creato notevoli problemi ai calcoli del Coretini, il quale però sarebbe corso ai ripari con uno stratagemma alquanto fantasioso ma efficace. Non potendo negare l’autenticità della lettera papale, ma non volendo neppure rinunciare alle sue deduzioni, si limitò ad affermare che le virtù eroiche di Rosa erano tali e note da tempo che già il predecessore di Alessandro IV volle canonizzarla mentre ella era ancora in vita, nonché giovanissima! Curiosamente, sull’onda degli entusiasmi iniziali, anche questo dettaglio venne subito accettato dai più. Solo in una seconda fase, con l’avvio di un certo approccio critico allo studio delle fonti, la storiografia riuscì gradualmente a mettere ordine ai tanti dubbi sulla cronologia rosiana. Gli anni della nascita e della morte della Santa che conosciamo noi oggi (1233-1251) sono frutto di questo lungo lavoro di “scavo” che ha coinvolto e continua tuttora a coinvolgere in molti.

Tra i pochi punti fermi che hanno saputo resistere al tempo, troviamo però proprio quel 6 marzo in cui la Chiesa celebra ancora oggi il Dies natalis di santa Rosa e che la tradizione ha preservato nonostante risulti ormai del tutto svincolato dai calcoli cronologici di Pietro Coretini.

Firma della convenzione con la Biblioteca consorziale di Viterbo

Il Centro Studi Santa Rosa da Viterbo onlus firmerà

una convenzione con la Biblioteca Consorziale di Viterbo

mercoledì 10 marzo alle ore 10.

Il dott. Paolo Pelliccia, commissario straordinario della Biblioteca consorziale di Viterbo e il prof. Attilio Bartoli Langeli, presidente del Centro Studi Santa Rosa da Viterbo onlus, firmeranno in diretta Facebook sulla nostra pagina:

https://www.facebook.com/CSSRV

Laboratorio di paleografia pratica e storia

Il Laboratorio di Paleografia pratica elementare ha costituito la prima delle iniziative previste dalla Convenzione Quadro firmata il 24 gennaio 2020 dall’Università degli Studi della Tuscia e dal Centro Studi Santa Rosa da Viterbo (CSSRV), con la finalità di «promuovere la ricerca e la didattica nell’ambito della storia della civiltà e del territorio e della valorizzazione e tutela dei beni culturali», con «attività didattiche nei settori della paleografia, della diplomatica, dell’archivistica, dell’edizione ed esegesi delle fonti, nonché collaborazioni volte al restauro dei beni artistici conservati nel monastero di Santa Rosa a Viterbo» (premesse e art. 1).

Il Laboratorio, attivato nella primavera del 2020, ha ricevuto apprezzamenti e consensi pressoché unanimi, da parte dei numerosi studenti che vi hanno partecipato (una novantina gli iscritti), dei responsabili dell’Ateneo e dei docenti della Scuola di Paleografia e Storia (SPeS).

A causa dello scoppio della pandemia di COVID-19, l’anno scorso il Laboratorio si è svolto interamente in modalità di didattica a distanza: in tutto 10 lezioni, ciascuna della durata di due ore. Dal momento che l’emergenza sanitaria continua, anche nel 2021 il Laboratorio si dovrà tenere in modalità di didattica a distanza, con lezioni registrate e messe poi a disposizione degli studenti insieme al resto del materiale didattico.

Le lezioni del Laboratorio hanno uno scopo essenzialmente pratico e si configurano come esercitazioni di lettura di testi medievali e dell’età moderna in latino e in volgare. L’esperienza dell’anno passato ha confermato che molti studenti non conoscono affatto o conoscono pochissimo il latino e la quasi totalità non ha alcuna nozione di paleografia e di diplomatica.

CALENDARIO DELLE LEZIONI 2021

Le lezioni del Laboratorio di Paleografia pratica e storia si svolgono dalle 17 alle 19,30 tutti i giovedì di marzo, aprile e maggio (tranne tre lezioni il mercoledì: il 31 marzo, il 14 aprile e il 26 maggio).

11 marzo

Gilda Nicolai, Eleonora RavaUn tesoro da scoprire a Viterbo: l’Archivio del monastero di Santa Rosa. 

Attilio Bartoli LangeliUn testo in volgare seicentesco dall’Archivio del monastero di Santa Rosa di Viterbo (la Memoria segreta, ca. 1650).

18 marzo

Paola Pogliani, Eleonora RavaVerso il Museo della quotidianità del monastero di Santa Rosa di Viterbo.

Attilio Bartoli LangeliDue testi in volgare dall’Archivio del monastero di Santa Rosa di Viterbo: un inventario di beni (anno 1344) e un registro di conti (fine del XV-inizio del XVI secolo).

25 marzo

Francesco M. CardarelliIl sistema abbreviativo medievale.

31 marzo (mercoledì)

Antonella AmbrosioDue lettere pontificie dall’Archivio del monastero di Santa Rosa di Viterbo (1255 e 1256).

Gloria Gubbiotto, Chiara SassiLa mensa delle monache dalla lettura dei Camerlengati del monastero di Santa Rosa da Viterbo (XVIII secolo).

8 aprile

Antonio CiaralliUn documento notarile veronese del XII secolo.

14 aprile (mercoledì)

Francesco M. Cardarelli, Eleonora RavaSigilli e documenti sigillati conservati nell’Archivio del monastero di Santa Rosa di Viterbo.

22 aprile

Simone AllegriaUn instrumentum notarile dall’Archivio del monastero di Santa Rosa di Viterbo (1236).

29 aprile

Filippo SeddaLe letture per la festa di san Francesco in un codice della Biblioteca del Sacro Convento di Assisi (ca. metà del XIII secolo).

Giorgio Capriotti, Eleonora Rava, Chiara SassiLa collezione di dipinti e il restauro degli ex voto del monastero di Santa Rosa di Viterbo.

6 maggio

Marialuisa BottazziEpigrafi viterbesi (XI e XII secolo).

Paola Pogliani, Sabrina SottileFiligrana di carta e fiori di stoffa: il restauro dei reliquiari del monastero di Santa Rosa di Viterbo.

13 maggio

Rosalba Di MeglioUn testamento dall’Archivio del monastero di Santa Rosa di Viterbo (1379).

20 maggio

Carlo TedeschiLa scoperta a Casalbordino di un frammento di un codice dei Danti del Cento (secondo quarto del XIV secolo).

26 maggio

Antonella AmbrosioIl ritrovamento nell’Archivio di Stato di Napoli di un frammento di codice dalla certosa di Padula (fine del XII secolo).

La teologia mistica di Iacopone da Todi

Presentazione del volume di Alvaro Cacciotti

 

17 MARZO 2021 ORE 17

PRESENTAZIONEONLINE

Su piattaforma Zoom

Presiede: Chiara Frugoni 

Interverranno: Alessandra Bartolomei Romagnoli, Fabiola Bernardini, Antonio Montefusco

Sarà presente l’autore.

 

Chi desidera partecipare sulla piattaforma zoom può registrarsi su questo modulo: https://forms.gle/vLUQSbX3E5b1NTSd8

Sarà possibile seguire l’evento in streaming sulla pagina Facebook del CSSRV:

https://www.facebook.com/CSSRV

Scarica qui il volantino.

Strenne da Viterbo

a cura di Angelo Sapio

Con questo titolo si vuole dare avvio ad una nuova iniziativa del Centro Studi Santa Rosa da Viterbo, che ormai da oltre dieci anni è impegnato nel recupero della figura storica della santa patrona viterbese attraverso un’attenta analisi critica delle fonti antiche, a cui ha fatto seguito tutta una serie di pubblicazioni e progetti volti a comunicare informazioni e spunti di riflessione ad un pubblico di interessati sempre più ampio, fatto non più solo di addetti ai lavori, ma anche di appassionati e devoti da tutto il mondo.

Questo riscontro ha suggerito l’idea di creare una finestra comunicativa più agile in cui canalizzare dati, curiosità, pillole di storia meno note, annunci o novità gravitanti attorno al Monastero della Santa e alla comunità viterbese in generale. Dunque il titolo di “Strenne da Viterbo” intese come doni che il Centro Studi vuole regalare ai suoi sostenitori in questo nuovo anno, che possano essere anche di buon auspicio per i tempi a venire. Già i più attenti si saranno accorti della netta somiglianza che c’è tra questo nome, dall’aspetto un po’ desueto, e quello di una vecchia conoscenza del Capoluogo della Tuscia. Nella seconda metà dell’Ottocento, precisamente tra il 1869 ed il 1890, a Viterbo veniva pubblicata annualmente una rivista intitolata “La Rosa. Strenna Viterbese”, organo di stampa del Circolo S. Rosa, primo avamposto locale della Società della Gioventù Cattolica Italiana (futura A.C.I.) fondato da Mario Fani.

Quello della strenna era infatti un prodotto editoriale molto diffuso nel corso del XIX secolo, che consisteva in un libro-dono offerto come augurio in occasione delle festività natalizie che conteneva poesie e testi letterari. “La Rosa, Strenna Viterbese” consisteva nello specifico in un annuario con articoli vari sotto forma di saggi e dialoghi, novelle e racconti moralistici, inni, sonetti, preghiere e aneddoti storici sulle antiche gesta della città e della sua patrona intrecciati a vicende attuali. Sulla scorta di quanto ci viene suggerito dal passato, pertanto, senza ambire certo ad un obiettivo troppo ardito, il CSSRV proporrà questa rubrica divulgativa per chiunque abbia il desiderio di saperne sempre qualcosa di più. Non c’è modo migliore, quindi, che aprire con un estratto dall’articolo di apertura de “La Rosa, Strenna Viterbese pel 1870”:

Che cosa è strenna?

Strenne chiamavansi i doni che facevansi il primo giorno dell’anno, e la loro origine si fa risalire al tempo in cui regnarono insieme Romolo e Tazio. Dicesi che Tazio, avendo ricevuto al cominciare del novello anno coi buoni augurii alcuni rami tagliati in un bosco sacro a Strenna, dea della forza, autorizzasse in seguito un tal uso e loro desse il nome di strenne in onore di quella. Per i Romani solennissimo riesciva il primo giorno dell’anno, e lo dedicarono a Giano, rappresentato con due volti, siccome quegli che guarda l’anno passato, e quello eziando che sta per incominciare. In questa occasione tutti a vicenda scambiavansi prosperi e felicissimi augurii e donavano fichi, datteri e miele per indicare con siffatti segni, ch’essi desideravano agli amici una vita ricolma di dolcezza e felicità. Sotto Augusto il popolo, i cavalieri ed i senatori presentavano strenne all’Imperatore: e quando trovavasi assente le portavano al Campidoglio. Tiberio proibì le strenne dopo il primo giorno dell’anno, perché il popolo si occupava per otto continui giorni di siffatta ceremonia. Claudio, di lui successore, proibì che l’importunassero colle strenne. Nullameno l’usanza non venne meno fra il popolo, ed i Greci l’ebbero dai Romani.

Corso di Paleografia pratica superiore 2021

Obiettivi

Il corso si propone di analizzare alcuni casi peculiari della storia della scrittura latina medievale in un arco temporale che va dal IX al XVI secolo. L’approccio è squisitamente pratico, privilegia la lettura del documento, senza trascurare l’analisi della scrittura, il contesto documentario e storico-geografico. Si sono scelte fonti diversificate nel tempo e nello spazio, con un’incursione nelle scritture inglesi e scozzesi dal XI al XVI secolo.   

Destinatari

Studiosi e appassionati delle scritture e della storia con una competenza di base di paleografia e latino medievale.

Orario

16.00 – 19.00

Calendario

12 aprile

Attilio Bartoli Langeli, Le lettere di Margherita Datini (1384 ss.)

Francesco M. Cardarelli ed Eleonora Rava, Le riformanze del Comune di Viterbo relative all’istituzione della processione civica in onore di santa Rosa (1512) 

19 aprile

Carlo Tedeschi, Un manoscritto in protobeneventana dall’Abruzzo a Reichenau

Antonio Ciaralli, Scrivere nel Cinquecento: Vittoria Colonna e Michelangelo 

26 aprile

Marialuisa Bottazzi, L’iscrizione con epitaffio di Berta di Toscana (X sec.)

Simone Allegria, Un esempio di dicta testium a partire dall’indagine di frate Valasco sull’assoluzione in articulo mortis di frate Elia da Cortona (1253)

3 maggio

Maela Carletti, Il Liber iurium di Osimo (prima metà del XIII secolo)

Paolo Mari, Un consilium di Sallustio Bonguglielmi

10 maggio

lezione aperta a tutti per prenotazione su questo modulo:

Margaret Connolly e Rachel Hart (Università di St. Andrews), Panorama delle scritture in uso in Inghilterra e in Scozia dall’XI al XVI secolo (in lingua inglese)

17 maggio

Antonella Ambrosio, Un libro di spese della seconda metà del XV secolo

Filippo Sedda, Il sermone De bactalia Perusina di Bernardino da Siena riportato di propria mano da Giovanni da Capestrano

24 maggio

Rosalba Di Meglio, Un documento in curiale napoletana degli anni ’30 delTrecento

Paolo Cammarosano, Un documento anglo-normanno del secolo XI edito da Michael T. Clanchy

Iscrizione

Le iscrizioni dovranno pervenire entro il 4 aprile 2021 attraverso questo modulo (è necessaria una Gmail per la compilazione).

Il contributo per la partecipazione è di 35 €, fatte salve eventuali convenzioni per erogazione di crediti formativi a studenti delle università associate; potranno essere versati attraverso bonifico bancario al seguente IBAN: IT18I0100514500000000001267 o su paypal.me/cssrv cliccando sul bottone “Invia” (o bottone “Donate” in questo sito), precisando sempre la causale: “Contributo Paleografia superiore – Nome cognome”.

All’atto dell’iscrizione sarà necessario allegare la ricevuta del versamento. Prima dell’inizio delle lezioni gli iscritti saranno inseriti sulla piattaforma e-learning.

Attestato

A chi avrà partecipato almeno al 75% delle lezioni sarà rilasciato un attestato di partecipazione.

Per informazioni: spes@centrostudisantarosa.org

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Access per umanisti

Crea il tuo database in 12 ore –

modulo elementare

Il corso ha l’obiettivo di rendere i partecipanti capaci di costruire un database adatto all’indicizzazione dei dati ricavabili dalle fonti documentarie più disparate (testamenti, compravendite, mutui, donazioni, registri contabili, lettere ecc.), tenendo conto della necessità negli studi umanistici di analizzare i dati dal punto di vista sia quantitativo sia qualitativo. Si utilizzerà il software Microsoft Access. 

Il corso ha un carattere eminentemente pratico: i partecipanti realizzeranno, infatti, insieme ai docenti un database per indicizzare i dati contenuti in un registro di camerlengato (sec. XVIII), conservato presso l’Archivio del monastero di Santa Rosa di Viterbo. 

MODELLO DIDATTICO 

Il corso prevede due moduli, uno elementare e uno avanzato. 

Il modulo elementare è così articolato: 4 incontri di 3 ore (12 ore complessive) di attività laboratoriale di gruppo. 

Nel secondo modulo avanzato sono previsti: 4 incontri di 3 ore a cadenza settimanale (12 ore complessive) di avanzamento e confronto collettivo.  

OBIETTIVI 

Al termine del corso il partecipante sarà in grado di:

  • realizzare database semplici e complessi in Access;  
  • creare maschere di inserimento; 
  • fare ricerche (query) semplici e incrociate; 
  • creare report. 

MATERIALI DIDATTICI

Ciascun corsista avrà a disposizione, all’interno di una piattaforma e-learning dedicata, materiali didattici di supporto e approfondimento degli argomenti trattati, le riproduzioni del manoscritto campione. È necessario che i partecipanti abbiano installato sul proprio computer il programma Microsoft Access e si suggerisce una qualche familiarità con le scritture della documentazione d’archivio.

ISCRIZIONI

Le iscrizioni al modulo elementare dovranno essere presentate entro il 28 febbraio 2021 attraverso questo link (è necessaria una Gmail per la compilazione).

Il contributo per la partecipazione è di 200 €, che potranno essere versati attraverso bonifico bancario al seguente IBAN: IT18I0100514500000000001267 o tramite paypal.me/cssrv (o nel bottone “Donate” del sito), precisando sempre la causale: “Contributo Access per umanisti – Nome cognome”.

All’atto dell’iscrizione sarà necessario allegare la ricevuta del versamento. Prima dell’inizio delle lezioni gli iscritti saranno inseriti sulla piattaforma e-learning. 

PER INFORMAZIONI

spes@centrostudisantarosa.org

 

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