“Ripensare la reclusione volontaria nell’Europa mediterranea. Nuove fonti e nuove domande”: è questo il titolo del 2° workshop internazionale che si terra a fine marzo tra Roma e Viterbo.
La reclusione volontaria è un fenomeno antico e consolidato (ha origini precristiane), che assunse nel tardo medioevo una dimensione, o almeno una visibilità, mai più raggiunta. Tale pratica di vita religiosa era diffusa in tutta Europa, ma ebbe esiti e dimensioni diverse da regione a regione. In Italia (sebbene con differenze anche notevoli tra nord, centro e sud – almeno così parrebbe) il fenomeno, nel suo complesso, fu macroscopico. Nessun altro paese europeo raggiunse mai il numero di recluse e reclusi che fu presente nella nostra penisola.
Negli ultimi anni, il tema della reclusione volontaria ha attirato l’attenzione crescente di specialisti a livello internazionale. Il fenomeno è stato ed è ben studiato in Francia, Regno Unito, Spagna e Paesi Bassi, ma non altrettanto in l’Italia, Portogallo e penisola balcanica.
Il convegno organizzato dalla dott.ssa Eleonora Rava in collaborazione con L’Institute of Mediaeval Studies della University of St. Andrews, il Centro Studi Santa Rosa da Viterbo Onlus e con la Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum all’interno del programma “Marie Sklodowska, Curie” (grant agreement N. 751526) ha lo scopo di colmare questa lacuna storiografica.